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Chi era Tavecchio: dalla Lnd alla Figc nel segno dell’innovazione

Carlo Tavecchio è stato un grande dirigente sportivo, non va ricordato solo per qualche gaffe. Ripercorriamo le sue conquiste e la sua storia

Daniele Ortolano e Carlo Tavecchio, ex presidente Figc
Daniele Ortolano e Carlo Tavecchio

Carlo Tavecchio, come tutti, aveva pregi e difetti. In molti lo ricorderanno solo per la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali del 2018, con l’eliminazione ad opera della Svezia. Oppure per le frasi sgangherate su Pogba pronunciate durante una conferenza stampa quando era numero uno della Figc. Parole sicuramente sbagliate (Optì Pobà e altro ancora) per esprimere un concetto giusto (i troppi stranieri presenti in Serie A e nel calcio italiano). Magari non dovrebbe capitare ma successe. Questo non cancella i meriti del dirigente sportivo Carlo Tavecchio, che sono indubbi. Ed è giusto ricordarli.

Il Tavecchio che non tutti conoscono

La sua lunga carriera da dirigente sportivo è iniziata dal basso, da volontario in una società dilettantistica fondata da lui stesso: la Polisportiva Ponte Lambro. Poi, da lì, ha fatto strada sfruttando le sue abilità politiche. Ed è stato precursore in tante cose, portando la Lega Nazionale dilettanti ad ottenere successi e credito insperati prima del suo avvento. Negli anni Tavecchio è riuscito nell’impresa di coinvolgere sempre di più le società dilettantistiche, aiutandole a crescere ponendo l’accento su temi chiave per loro come il vincolo sportivo e le infrastrutture sportive.

Per quanto concerne il primo ottenne l’abolizione, a partire dal 1° luglio 2002, del cosiddetto “vincolo a vita” che impediva il trasferimento di un calciatore non professionista senza il consenso della società di appartenenza. La novità fu il nuovo regime di tesseramento pluriennale fino al 25° anno di età, che dava ai calciatori dilettanti la possibilità di ottenere lo svincolo al compimento dei 25 anni, fatta salva la maggior durata del rapporto in caso di accordi economici pluriennali.

Nel campo dell’impiantistica, invece, la sua grande intuizione fu quella legata al rinnovamento delle strutture sportive attraverso l’utilizzo dell’erba sintetica sui campi da gioco. Un investimento che ha permesso la diminuzione di impianti in terra battuta, riducendo notevolmente i costi di manutenzione delle società e il rischio di infortuni per gli atleti. Il tutto fu reso possibile identificando la Lnd quale unico soggetto deputato alla omologazione degli impianti sportivi a al rilascio del “Certificato di abilitazione allo svolgimento dell’attività agonistica e amatoriale”.

Rimanendo in tema, un altro grande traguardo fu il finanziamento ottenuto per la costruzione di 20 Centri Federali, condivisa con l’allora presidente della Figc, Giancarlo Abete: ben 500mila euro per ogni Comitato Regionale della Lnd.

Altro cavallo di battaglia, la sicurezza sul campo in ambito dilettantistico, a tutela di tutti i giovani e meno giovani che giocano ogni week end in tutta Italia. Tramite il decreto Balduzzi, nel 2012 arrivò l’obbligo, in capo alle società ospitanti del campionato di Serie D e di Serie A Femminile, di avere un’ambulanza con defibrillatore presente a bordo campo. Un primo passo che ha poi portato all’obbligo, per tutte le società, di avere un defibrillatore pronto all’uso durante l’attività dei propri tesserati.

Un innovatore: guardiamo oltre Optì Pobà

Queste sono solo alcune delle conquiste che Tavecchio ha raggiunto nel corso dei suoi 15 anni di presidenza Lnd,  dove è rimasto in sella dal 1999 al 2014. Poi c’è stata la parentesi da numero uno della Figc, durante la quale si è dimostrato un innovatore. E’ stato lui a portare in Italia il Var, sostenendo l’avvento della tecnologia anche a livello internazionale. Sempre Tavecchio ha provato a scrivere delle norme per la valorizzazione dei giovani italiani presenti nelle rose dei club e ha introdotto i primi paletti per la sostenibilità finanziaria e i passaggi di proprietà. Infine ha portato Antonio Conte sulla panchina della Nazionale, con un contratto innovativo e pagato in buona parte dagli sponsor.

Ci sarebbero tante altre azioni da elencare. Ma il traguardo più grande, probabilmente, è l’aver reso la Lega Nazionale Dilettanti un interlocutore con peso all’interno della stanza dei bottoni del calcio che conta: quello professionistico. Solo questo dovrebbe bastare a far capire lo spessore del dirigente Carlo Tavecchio da Ponte Lambro. E’ giusto che la storia non lo ricordi solo per le sue gaffe. Dietro c’è tanto altro.

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