Per un motivo o per un altro, i big della Serie A non sembrano contenti di giocare nel Belpaese. La finestra invernale del calciomercato ha messo a nudo le tante crepe del nostro campionato, alle prese con mille problemi. Non solo di natura economica.
Il caso plusvalenze sta affossando la Juventus, il cui morale è sempre più sotto i tacchi. I riflessi si vedono sia in campo (ko col Monza all’Allianz) sia fuori (Vlahovic si sarebbe promesso al Real Madrid). L’Inter ha dovuto far fronte alla grana Skriniar, capitano che abbandona la nave del bel mezzo della stagione. La Roma ai capricci di Zaniolo, il Milan alle pene di Leao in chiave contratto. Pene smentite dal Diavolo con un comunicato ufficiale ma confermate dal fatto che la trattativa per il rinnovo, di fatto, è in fase di stallo.
Facendo i conti della serva, quattro delle sette big del nostro campionato (ci mettiamo anche la Dea perché sta facendo troppo bene negli ultimi anni) hanno alcuni tra i loro giocatori chiave in subbuglio. Mica una bella notizia. Né per loro, tanto meno per il calcio italiano. Che ad oggi possono contare solo su tre certezze: Napoli, Lazio e Atalanta. Stranamente le realtà che guardano più in prospettiva e con un occhio sempre attento anche ai conti.
Certo, anche le ultime tre hanno avuto le loro gatte da pelare. Ma trattenere Osimhen e Luis Alberto nonostante le sirene estere, o trovare subito la destinazione ideale per Malinovskyi per levarsi da eventuali impicci, significa saperci fare. Ma una Serie A senza campioni farebbe male a tutti, nessuno escluso. Urge una soluzione.
Tra casi e capricci, il campionato perde appeal
Se analizziamo uno per uno i casi esposti sopra, notiamo quanto meno che i motivi sono i più disparati. Vlahovic, sbarcato a Torino da appena un anno, è uno degli attaccanti più forti al mondo e non vuole di certo finire invischiato nel caso plusvalenze. Il serbo non ha mai guardato in faccia a nessuno, vuole diventare il numero uno al mondo. E allora perché non proporsi al Real per il dopo Benzema. Su Skriniar c’è poco da dire. Con l’Inter ne ha fatta una questione personale. “Mi avete messo sul mercato voi, avevo l’accordo in estate col PSG e poi niente. Ora me ne vado, saluti e grazie”.
Il buon Leao, invece, anche quando si parla di contratto scuote la testa e ciondola come fa in campo. Non sembra convinto di voler rimanere, né di voler partire. Il contratto scade a giugno del 2024, lui vuole una clausola più bassa e che il Milan paghi l’indennizzo di 19 milioni richiesto dallo Sporting Lisbona per la fuga al Lille a parametro zero, sanzionata dai tribunali portoghesi. Solo che i rossoneri, dopo le ultime prestazioni e questo lungo tira e molla, forse non sono più convinti di voler chiudere. Un eterno indeciso, forse un eterno incompiuto.
Infine Zaniolo, che dopo il “casotto” di gennaio (vado via, anzi no, ma sì dai mi piace la Premier, ah no non mi vogliono più) sta pensando di adire le vie legali contro la Roma per pressioni psicologiche e mobbing. E’ fuori rosa e in ballo c’è la Nazionale, è vero, ma un epilogo peggiore forse non poteva esserci.
Il problema generale, tra casi in tribunale, offerte faraoniche dall’estero e capricci, è che la nostra Serie A sembra aver perso il suo appeal. Sarà il caso che la Lega e i club riflettano bene su cosa fare per rilanciare un calcio italiano che sembra sempre più con l’acqua alla gola.
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