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L’incredibile storia di Gianni Comandini, re del derby di Milano per una notte

Il famoso derby del 6-0 per il Milan ha avuto un grande protagonista. Ma che fine ha fatto Comandini, il bomber-meteora?

Gianni Comandini

Milano si ferma il giorno del derby, l’aria è tesa, rigida, anche quando il clima è più mite. Da Inter-Milan ci si attende sempre gol e spettacolo, nonché i colpi dei campioni, da Rivera a Mazzola, da Van Basten a Matthaus, da Shevchenko a Ronaldo, da Ibrahimovic a Lukaku, fino ad arrivare a oggi quando ci sono Giroud e Lautaro Martinez.

Gregari

Ma il derby non è sempre stato preda dei fuoriclasse, anzi, non poche sono state le volte in cui a ergersi al ruolo di protagonisti sono stati i gregari, divenuti re di Milano per una notte o, come capitava un tempo, per un pomeriggio. Come dimenticare, ad esempio, la stracittadina decisa dal mediano interista Giuseppe Minaudo il 6 aprile 1986? O il pareggio del difensore colombiano del Milan Cristian Zapata al 97′ del 1 aprile 2017? Uno di questi casi è legato alla figura di Gianni Comandini, centravanti romagnolo classe 1977, una sorta di oggetto misterioso per mesi in casa milanista e che si prese una rivincita coi fiocchi in un derby già memorabile di suo e che ancora oggi è oggetto di sfottò e prese in giro fra tifosi.

Esordi

La storia di Gianni Comandini inizia a Cesena, sua città natale, dove sono in molti a pronosticare al giovane attaccante una carriera brillante. Il ragazzo ha fisico, tecnica e fiuto del gol, movimenti da numero 9 vero, in riva all’Adriatico sono pronti a scommettere su una carriera sfavillante da parte del talento nato il 18 maggio 1977. Dopo gli esordi nel Cesena in serie B, una breve parentesi a Montevarchi in C1 ed il ritorno in bianconero, la vita sportiva di Comandini conosce la svolta nella stagione 1999-2000 a Vicenza in serie B. I veneti sono neo retrocessi dalla serie A e puntano con decisione alla promozione; l’allenatore è Edi Reja, i biancorossi sono una corazzata a cui si aggiunge la freschezza e l’entusiasmo di Comandini che incomincia a fare gol a raffica attirando le attenzioni delle grandi di serie A.

L’occasione

A fine campionato le reti del centravanti saranno 20, il Vicenza torna in serie A e per Comandini arriva la grande chiamata, quella del Milan che batte la concorrenza e si aggiudica il promettente bomber per 20 miliardi di lire, 1 miliardo a gol scriveranno i giornali. Certo, l’attacco rossonero non è insulso, l’ex vicentino parte alle spalle di Shevchenko e Bierhoff assieme allo spagnolo José Mari, ma nel 4-3-3 di Zaccheroni le possibilità di alternarsi con il centrattacco tedesco ci sono. In estate, ecco poi anche la vittoria con la nazionale under 21 negli Europei di categoria, quindi l’esordio a San Siro che è di quelli indimenticabili perché la sera del 9 agosto 2000 il Milan gioca l’andata dei preliminari di Coppa Campioni contro la Dinamo Zagabria. I croati segnano per primi, ma una doppietta di Andrij Shevchenko porta i rossoneri sul 2-1, risultato con cui sembra doversi chiudere la partita e che sarebbe per gli uomini di Zaccheroni abbastanza rischioso in vista del ritorno nella bolgia di Zagabria. Al 90′, però, un lancio col compasso di Demetrio Albertini pesca Comandini al limite dell’area, spostato sulla destra: l’attaccante aggancia col destro, fa scendere la palla, si accentra e lascia partire un siluro di sinistro che inchioda la sfera in porta, 3-1.

Ombre

Comandini corre per tutto il campo, è convinto che la sua stella abbia iniziato a brillare, ma la luce si spegnerà presto. La stagione 2000-2001 del Milan sarà quasi anonima, i rossoneri perderanno contatto quasi subito dalla zona scudetto e si allonteneranno anche dal quarto posto; tra febbraio e marzo escono da Coppa Italia e Coppa dei Campioni, Zaccheroni viene esonerato e al suo posto spunta la strana coppia Cesare Maldini-Tassotti che ha il compito di traghettare la squadra fino a giugno quando verrà ingaggiato il turco Terim. Comandini, nel frattempo, passa più giorni in infermeria che in campo, colleziona poche presenze ed è spesso alle prese con fastidi alla schiena che ne minano allenamenti e prestazioni. Il gol alla Dinamo Zagabria è lontano appena qualche mese, ma per la gente sembrano passati decenni. E in molti si interrogano quando la sera di venerdì 11 maggio 2001 Comandini va in campo dal primo minuto nel derby contro l’Inter, non certo la stracittadina più importante della storia, ma la prima giocata di venerdì e comunque utile a tenere alta in città la bandiera di chi vince.

Quella notte

L’Inter parte pure meglio del Milan, ma è la serata di Gianni Comandini che sul prato di San Siro sembra posseduto da una forza soprannaturale. Al 3′, dopo un’azione pericolosissima dei nerazzurri, Serginho parte in contropiede, mette la palla in mezzo e proprio il numero 9 ci si avventa come uno sparviero e in scivolata la butta dentro: è il suo primo gol in serie A, ma è così importante che lascia di colpo in soffitta tutti quei mesi grigi. Al 19′, poi, ancora Serginho fugge sulla fascia, crossa alla perfezione e Comandini svetta da centravanti di razza mettendo alle spalle di Frey il 2-0 che manda in estasi lui e l’intero popolo milanista. Sarà un derby epico per il Milan che vincerà addirittura per 6-0 mandando in gol anche Giunti, due volte Shevchenko e poi Serginho. Alzi la mano quel tifoso del Milan che non abbia almeno una volta rinfacciato ad un amico interista l’esito di quella partita.

L’oblio

Insomma, Comandini sembra essersi lasciato alle spalle un periodo difficile, ripagato da una notte da re. Ma quel derby da eroe sarà pure il canto del cigno per un attaccante che in estate lascerà Milano dopo 18 presenze e 3 gol fra campionato e coppe, trasferendosi all’Atalanta per 30 miliardi di lire, diventando tra l’altro l’acquisto più costoso nella storia dei nerazzurri bergamaschi. Il rendimento sarà, però, inferiore alle attese: 4 gol in 30 presenze. Da quel punto in poi, la carriera di Comandini sarà un lungo girovagare: Genoa, ancora Atalanta, infine un breve passaggio a Terni, il tutto condito da pochi gol e infiniti guai alla schiena che nel 2005 gli impongono lo stop definitivo al calcio a 28 anni, come Van Basten, dopo 55 presenze e 9 reti in serie A, ma soprattutto con quella fastidiosa etichetta di meteora stampata sul collo.

Epilogo

Gianni Comandini si è messo in spalla uno zaino e ha girato il mondo per un po’, ha fatto viaggi, scoperto nuove terre e nuovi mondi, lontano da quel pallone che gli ha dato meno gloria del previsto, poi è tornato a Cesena dove ha aperto un ristorante ed è tornato a giocare a calcio a livello amatoriale. Forse ha smesso di chiedersi “e se fosse andata diversamente dove sarei adesso?“, o forse non ha mai iniziato a farlo, prendendo la vita così com’è venuta. Qualsiasi pensiero ci sia stato o ci sia nella sua mente, Gianni Comandini (che condivide assieme a Paolo Rossi e ad Olivier Giroud il primato di aver siglato una doppietta nel derby d’esordio) resta comunque protagonista indelebile di un derby storico, unico e fuori dalle regole, umile gregario fra tante stelle.

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