A Milano i direttori di orchestra vengono valutati in una serata ben specifica, il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, in occasione della “prima” della Scala. Traslando tutto su un altro piano, i direttori d’orchestra calcistici, ovvero gli allenatori, hanno la fortuna di essere giudicati lungo il corso della stagione ma, ovviamente, le nottate dei due derby valgono in maniera particolare. In questi ultime mesi, poi, di “Stracittadine” meneghine se ne sono vissute parecchie, due nel breve volgere di poche settimane. Gli esiti sono stati univoci: vittoria dell’Inter. Le modalità: simili, ma tutto sommato differenti. Le conseguenze: tutte da scrivere.
Inter vince e rivince
Il direttore d’orchestra che ha concluso il derby di ieri sera, il numero 178 a livello di campionato, meritandosi lunghi minuti di applausi è ovviamente Simone Inzaghi. Dopo il netto 3-0 nella Supercoppa Italiana di pochi giorni fa, il tecnico piacentino ha condotto la sua truppa ad un’altra vittoria pesante. Il risultato è più striminzito (1-0) ma per larghi tratti del match il derby ha assomigliato parecchio ad un “no contest”. Da una parte una squadra in crescita, in fiducia, ben messa in campo e pronta a colpire sfruttando le proprie armi più pericolose. Dall’altra una rivale timida e irriconoscibile, snaturata nell’ottica del “salviamo il salvabile”. Altri 3 punti di capitale importanza per i nerazzurri. Non tanto per una rincorsa Scudetto che, al momento, appare fantascientifica, quanto per regalarsi una decisa iniezione di fiducia in vista di un finale di stagione nel quale gli obiettivi saranno sostanzialmente 4: gettare solide basi in vista della prossima annata, andare il più avanti possibile in Champions League (l’ottavo di finale contro il Porto sembra una occasione da non lasciarsi sfuggire), quindi cercare un nuovo assalto alla Coppa Italia e, non ultimo, blindare il secondo posto in classifica.
Milan, una mossa “contro-natura”
Il derby di ieri sera ha visto effettivamente una “prima” assoluta, ma non era quella della Scala, bensì il modulo scelto da mister Stefano Pioli. I rossoneri, fino a domenica scorsa, si schieravano in campo con il classico 4-2-3-1. Tutto sembrava portare verso un 4-3-3 un po’ più robusto, ma nelle ore pre-match, si è fatta largo l’idea del 3-5-2. Molti hanno sollevato un sopracciglio (in ancelottiana memoria) perchè mai si era visto il “Diavolo” con questo schema. E, invece, Stefano Pioli ha sorpreso tutti. Giroud-Origi davanti, Messias mezzala, Gabbia nei tre di difesa ma, soprattutto, Leao in panchina. Il mister parmense ha azzardato, eccome. Ha provato a giocarsela in maniera del tutto inattesa. Ma, oggettivamente, mai inattesa come la filosofia di gioco messa in mostra dai rossoneri. Tutti dietro la linea del pallone, con una sorta di 5-3-2 in fase di non possesso, con il mandato di: difendere e chiudere ogni linea di passaggio. Troppo poco. L’Inter ha preso campo e fiducia e, per circa un’ora, si è giocato a “Porta romana”. A cavallo della metà della ripresa, con l’ingresso in campo di Leao (guarda caso), il Milan ha vissuto una fiammata che, tuttavia, si è spenta troppo in fretta. Fino a poco tempo fa era Stefano Pioli a essere “on fire”, ora invece il mister campione d’Italia sembra davvero avere perso il filo del discorso.
Milan, e ora…?
Inutile girarci attorno, il ko di ieri per i rossoneri è una “mazzata” sotto due punti di vista. In primo luogo perchè si tratta del terzo ko consecutivo e complica la rincorsa al quarto posto valido per la Champions League dell’anno venturo. In secondo luogo, vista la disposizione tattica iniziale, e le parole di Stefano Pioli dopo la gara “In questo momento, con il nostro calcio sin dall’inizio, saremmo andati ancor più in difficoltà”, il tutto assomiglia molto a una resa tecnica e mentale. Una squadra che sa di avere spremuto il massimo nella cavalcata della scorsa annata, che a livello di carattere e grinta ha dato forse oltre i propri limiti e che ora, nel momento più complicato da due anni e mezzo a questa parte, forse ha il serbatoio vuoto. La condizione fisica è lontana dal proprio meglio (con infortuni assortiti), ma sembrano più fiducia nei propri mezzi e capacità di lottare d’insieme a difettare al gruppo. L’inizio del 2023 si sta trasformando in un vero e proprio incubo sportivo per Sandro Tonali e compagni. Ora, tra campionato e Champions League (con un ottavo di finale non semplice contro il Tottenham di Antonio Conte) sono in arrivo altri esami da affrontare. Rimboccarsi le maniche e superarli è certamente nelle corde dei campioni d’Italia, ma se proseguiranno sulla scia di ieri sera le difficoltà aumenteranno esponenzialmente. Il Milan è stato irriconoscibile, più per filosofia di gioco che per altro. Nell’era Silvio Berlusconi un match così sarebbe costato la panchina al tecnico, su questo non ci piove…
Inter presente e futuro
Come detto in precedenza, i nerazzurri si godono la seconda affermazione in circa 20 giorni in una “Stracittadina” e guardano al futuro con maggiore serenità. Di quello che sarà sul campo abbiamo già parlato. Le chance di chiudere in bellezza non mancano, ma mister Simone Inzaghi ha un lavoro più “di fino” da svolgere. Pensare ora alla squadra del 2023-2024. Le valutazioni non mancheranno. Non ci sarà più Milan Skriniar, perno della difesa, e il suo addio a zero costerà una partenza eccellente. Trattenere le pedine fondamentali sarà decisivo. Lautaro Martinez, per esempio, sta diventando un attaccante totale. Qualità, senso del gol, grinta e leadership (e non solo per la fascia di capitano). Una mediana con Nicolò Barella, Hakan Calhanoglu e Marcelo Brozovic l’hanno in pochi in Serie A, con il croato che potrebbe essere il “prescelto” per fare cassa. Sulle fasce cresce un Federico Dimarco davvero interessante, con Matteo Darmian che ormai ha rubato il posto a Denzel Dumfries. Tanti casi da analizzare in ottica futura. Reparti da allestire e un gioco da confermare. Con la classifica attuale non è rimasto molto altro ai nerazzurri. Il Napoli ha in mano lo Scudetto, per cui il campionato potrebbe essere una sorta di antipasto in vista della rivincita tra 12 mesi. Per ora, ad ogni modo, mister Simone Inzaghi si prende gli applausi e le richieste di “bis” dei propri tifosi. Anzi no, il bis lo ha centrato già ieri sera…
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