Darko Lazovic in Italia lo conosciamo bene. È da noi dal 2015, prima al Genoa fino al 2019 e dal 2019 in poi è al Verona. Negli anni ha giocato davvero ovunque e i diversi allenatori che lo hanno gestito sono riusciti sempre a farlo rendere in diverse posizioni del campo, con compiti molto vari.
Lazovic ha giocato da esterno basso, esterno alto, da mezzala, da mezzapunta e addirittura da seconda punta vicina a un centravanti fisico. È uno di quei calciatori camaleontici, capaci di adattarsi a vari moduli (perfetto per passare dal 4-3-3 al 3-5-2 anche in partita in corso) e perfetto nell’adattarsi anche ai compagni di squadra che ci sono in rosa.
Il Verona è cambiato
Nel Verona di Bocchetti serve questa capacità di modellarsi a seconda dei contesti, grazie a un modulo molto flessibile in cui attorno a un centravanti di riferimento (in questo momento Djuric, ma è stato preso per gli stessi compiti Adolfo Gaich) hanno sempre ruotato tanti calciatori creativi capaci di giocare fra le linee.
Ieri contro la Lazio però si è visto un ennesimo cambio di strategia. Niente più centravanti-boa, ma due calciatori offensivi molto mobili come Lasagna e la bella scoperta Cyril Ngonge, preso nel mercato invernale dal Groningen, e Lazovic alle loro spalle, a giostrare da mezzapunta. Cosa è cambiato?
La nuova centralità di Lazovic
Il Verona è molto cambiato in questo mercato invernale, non solo perché sono arrivati diversi calciatori (oltre a Ngonge, anche Duda, Zeefuik, Braaf, Abildgaard e il già citato Gaich), ma perché ha perso Ivan Ilic, il cervello creativo del gioco fino a questo momento. Il serbo è passato al Torino e serviva qualcosa di diverso e già pronto.
Ancora una volta Darko Lazovic è servito alla causa. Ieri, in una posizione molto più centrale rispetto a prima quando veniva utilizzato da esterno sinistro, Lazovic è stato al centro di tutte le occasioni da gol del Verona, ha servito l’assist per il gol di Ngonge e ha preso un palo spettacolare.
Insomma, Lazovic è ancora il tuttofare che riesce a risolvere situazioni, un coltellino svizzero buono per diversi compiti, anche quando un allenatore decide di dargli nuova centralità.
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