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Calcio estero

Superlega, il CEO Reichart spiega il nuovo format: “Competizione aperta senza membri permanenti”

Il CEO di A22 rivela a L’Equipe come si vuole strutturare il nuovo torneo: niente più struttura elitaria

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Sciarpe di alcune squadre fondatrici della Superlega (© LaPresse)

Torna di moda la Superlega. Aveva fatto discutere negli scorsi giorni la sentenza data dal tribunale di Madrid che dava ragione a Juventus, Real Madrid e Barcellona, ma con la vera sentenza che si terrà direttamente a marzo in Lussemburgo. Nel mentre però si sta provando a rimodellare la formula, come ammette anche il CEO della società organizzatrice A22, Bernd Reichart. 

Intervistato da L’Equipe, Reichart ha spiegato la riformulazione della Superlega, che non prevede delle ‘elette’ che siano sempre tra le partecipanti: “Vogliamo un format completamente differente dalla prima proposta. Non vogliamo un circolo chiuso ed elitario, ma una competizione aperta e basata sul merito, compatibile con i campionati e da giocare nelle attuali finestre europee. C’è bisogno di un torneo più attraente, non che dia emozioni solo da febbraio in poi“.

Si sta vivendo un momento con grandissime disparità economiche, con club legati a superpotenze arabe che possono spendere in lungo e in largo: “La grande preoccupazione è che il sistema non si autofinanzi e non viva delle sue risorse. Il calcio dovrebbe spendere solo ciò che genera, con iniezioni di capitale esterno si impedisce a molti club di essere competitivi e non è salutare. Attuare un Fair Play Finanziario più rigoroso promuoverà una fattibilità a lungo termine del sistema. L’idea è che i club non dedichino più del 55% dei loro budget agli stipendi, e vogliamo evitare ‘giochi di prestigio’ con le sponsorizzazioni gonfiate“.

Recuperiamo la sovranità dei club – prosegue Reichart – che organizzino e gestiscano loro le competizioni, che siano padroni del loro destino. La competitività dei campionati si è polarizzata in maniera preoccupante. Nessuno vede soluzioni futuro, ma perdita di attrattività e potere economico. Per molti la soluzione sarebbe giocare più partite in Europa con maggiore regolarità“.

 

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