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Nella testa di Pioli… ritrovare l’autostima per tornare grandi

Il Diavolo ha perso soprattutto fiducia in sé stesso, per rialzarsi bisogna cancellare il passato e guardare avanti. E il rientro di Zlatan in questo può aiutare

Pioli e Juric
Stefano Pioli e Ivan Juric foto Lapresse

Facciamo un gioco. Mettiamoci nei panni di Stefano Pioli. I panni peggiori da indossare di tutta la Serie A, almeno nell’ultimo mese. Già, perché prima della sosta Mondiale tutti avrebbero voluto essere l’allenatore del Milan: osannato per uno scudetto (il 19esimo) vinto a sorpresa con un Milan che partiva da sfavorito, per aver fatto crescere un gruppo giovane riportando il Diavolo laddove più meritava, per aver finalmente ritrovato gli ottavi di Champions League. Che mancavano, giusto ricordarlo ai più smemorati, dall’11 marzo 2014. E che torneranno a scaldare San Siro proprio martedì prossimo, nella gara di andata contro il Tottenham di Antonio Conte. Rivale di tante battaglie, sia in campo che in panchina.

Tutte le mosse di Pioli

Ora invece è tutto cambiato. Sui social impazzano i tifosi che votano per il #PioliOut, che pensano che il cambio dell’allenatore sia la panacea di tutti i mali. Ma fermatevi un attimo, se potete, e pensate a cosa possa passare oggi nella testa di Stefano Pioli. Perché il 57enne di Parma, nel giro di 30 soli giorni si è letteralmente ritrovato dalle stelle alle stalle. E probabilmente nemmeno lui capisce il motivo di tutto questo. Le ha provate e le sta provando ancora tutte per rimettere in carreggiata il suo Milan.

Ha ruotato i centrali di difesa, affidandosi al ritrovato Kjaer al fianco di Tomori. Ma la mossa non ha dato frutti (Inter-Milan 3-0 in Supercoppa). Ha rispolverato prima Pobega poi Krunic e De Ketelaere in mezzo al campo per dare più sostanza. Ma entrambe le mosse non hanno pagato dividendi (Lecce-Milan 2-2 e Milan-Sassuolo 2-5). Si è affidato ai suoi fedelissimi puntando su Messias, che tanto gli aveva dato nella passata stagione. Ma la mossa si è rivelata vana (Lazio-Milan 4-0). Ha fatto la rivoluzione, passando in una settimana dal 4-2-3-1 al 3-5-2 per difendere meglio e potersi giocare il derby. Indovinate se la mossa ha pagato? Ovviamente no, perché tutti sappiamo come è finito il derby. Vittoria dell’Inter per 1-0 e tutti a casa. 

Nella testa di un allenatore

Se fossimo in Stefano Pioli, onestamente, non ci sentiremmo in colpa più di tanto. Più di così, in fondo, cos’altro avremmo potuto fare? Forse non avremmo affrontato l’ultimo derby a specchio, perché affidarsi ai duelli individuali in un momento difficile come quello attuale non è parsa la scelta più saggia. Né la più coraggiosa. Se è vero che è la testa a far girare le gambe, allora ora come ora i giocatori del Milan non sono in grado di sostenere un calcio fatto di 1 contro 1. E infatti l’Inter ha dominato, sia perché sta bene mentalmente sia perché ha più qualità. Non dimentichiamoci, infatti, che fino all’anno scorso dalle parti di Milanello parlare di scudetto sembrava impensabile e i nerazzurri, che come monte stipendi costano il doppio del Diavolo, erano i favoriti assoluti per il titolo. Senza se e senza ma.

Poi non avremmo mai tolto Rafael Leao. Né con il Sassuolo, tanto meno con l’Inter. Una mossa che al di là del discorso tattico, basato sulle capacità di gioco spalle alla porta del portoghese, assolutamente condivisibile, è stato come un segnale di resa lanciato alla squadra. Un po’ come dire: “Ragazzi, pensiamo a non prenderle”. Il messaggio peggiore per la testa dei giocatori. Un allenatore però ha tanti pensieri che gli frullano per la testa. Prendere un’altra imbarcata avrebbe significato uscire dal campo desolati, quasi disperati. Pioli potrebbe aver fatto una scelta conservativa per cercare di ridare autostima ai propri ragazzi. Elemento chiave nella testa di ogni sportivo. Senza di essa, ogni allenamento diventa una sofferenza. Ogni esercitazione tecnico-tattica una fatica. E non si impara più nulla.

Dalle assenze al ritorno di Ibra

Pioli, probabilmente, deve concentrarsi sul recupero delle energie mentali. E’ questo ciò che ha smarrito il suo gruppo. Chiamatela squadra sgonfia o come più vi aggrada, ma è indubbio che il Milan non possa essere diventato “tristo” tutto a un tratto. I recuperi di Tomori, Bennacer e Ibrahimovic in tal senso sono una manna dal cielo. Peccato per Maignan, il cui rientro pare sia slittato a marzo. Visto l’atteggiamento negativo che i compagni hanno nei confronti di Tatarusanu, il ritorno di Magic Mike avrebbe dato di certo una scossa. Un clic mentale che forse potrà dare Zlatan. In questo è maestro. Lo ha fatto nel 2020, magari ci riuscirà pure adesso. Un pensiero, questo, che sta passando anche nella testa di Pioli. Non solo nella nostra.

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