La Juventus è in mezzo alla burrasca. Il caso-plusvalenze ha già portato a una penalizzazione di 15 punti e la stagione che può ancora portare dei trofei, ormai per la corsa scudetto è finita. C’è anche da far fronte a un’altra inchiesta forse ancora più pericolosa, quella che riguarda gli stipendi non messi a bilancio durante la pandemia.
La Juve poi è dentro la tempesta anche perché deve ripensarsi, lo ha già confermato a mezzo stampa John Elkann, l’uomo che al netto di tutti i manager che adesso fanno parte del cda della Juve, sembra essere colui che detta la rotta.
Le tante esigenze della Juve
Ripensarsi per Elkann vuole dire sostenibilità economica, capacità di incassare, bilancio in attivo o almeno in pareggio in questi primi anni di risalita e gestione dei calciatori secondo un orizzonte temporale di medio-lungo termine.
Queste esigenze economico-finanziarie, diventano esigenze tecniche a cui bisogna far fronte. Prima di tutto acquistando calciatori giovani, di prospettiva, capaci di portare in alto il club e allo stesso tempo di farlo incassare in vista di una loro vendita a mercati più ricchi.
Comprare giovane e italiano
Una soluzione possibile per mettere insieme tutte queste esigenze è una scelta strategica che la Juve ha fatto anche in passato, ovvero quella di “comprare giovane” e quindi prima che i prezzi schizzino in alto e “comprare italiano”, riuscendo a muoversi sul mercato interno con grande sagacia e lungimiranza.
Tra le tante rinascite, questa strategia sembra molto simile a quella impostata dall’Avvocato Agnelli all’inizio degli anni ’70. Negli anni ’60 le squadre milanesi hanno dettato legge, i bianconeri hanno portato a casa solo sue titoli nazionali e la sostenibilità economica in un periodo che si prevedeva di crisi era in difficoltà.
I campioni degli anni ‘70
La Juve scelse allora di comprare giovane e italiano, acquistando calciatori che poi si riveleranno campioni come Bettega, Cuccureddu, Zoff, Gentile, Scirea, Causio, Furino, Anastasi e Paolo Rossi. Solo a leggere questi nomi ci si rende conto di quanto poi ognuno di loro abbia contato nella storia calcistica juventina e italiana.
Oggi i nomi che si fanno sono quelli di Vicario, Scalvini, Parisi, Cittadini, Frattesi, Baldanzi e Zaniolo. Tutti giovani e italiani, come quelli degli anni ’70. Se la Juve di oggi riuscisse a ripetere anche solo in parte quello che hanno fatto i campioni di cui sopra, sarebbero tutti molto felici.
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