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Superlega bis, un inganno: non merita di esistere perché non è meritocratica

Il presidente della Liga va giù duro: “Un nuovo colpo di Stato da parte dei grandi club nei confronti del calcio europeo”

Javier Tebas
Foto Claudio Furlan/LaPresse 22-10-2021 Milano - Italia Sport Calcio Assemblea Generale associazioni calcistiche europee European Leagues Nella foto: Presidente Liga Spagnola Javier Tebas Photo Claudio Furlan / LaPresse 22-10-2021 Milano - Italy Sport Soccer European Leagues General Assembly , European Football Associations summit in Milan In the photo: president of Liga Nacional de Fútbol Profesional Javier Tebas

“In cambio dell’elemosina delle grandi, le piccole e le medie società non potranno partecipare al torneo né prendere decisioni. Non fatevi ingannare. Il signor Reichart è la faccia nuova del colpo di Stato ordito dai grandi club per arrivare al controllo totale del calcio europeo e convertirlo in uno sport riservato all’élite”. Javier Tebas, numero uno della Liga spagnola, non parla quasi mai per dare aria alla bocca. Quando lo fa emette sentenze che picchiano duro. Le sue parole uscite oggi sulla Gazzetta dello Sport sono un duro attacco alla Superlega bis proposta da Bernd Reichart, nuovo consigliere delegato di A22 Sports. A dire di Tebas “un’agenzia finanziata da amici del presidente del Real Madrid, Florentino Perez, la mente di questa iniziativa”.

Non sempre ciò che dice Tebas si può prendere per oro colato. Soprattutto quando parla di alcuni club del suo Paese, con i quali non ha rapporti per così dire idilliaci. Sta di fatto che la sua conoscenza del mondo del calcio europeo è ampia e indubbia. E se afferma certe cose con veemenza va ascoltato con attenzione, per quanto coinvolto in modo diretto nella vicenda in qualità di presidente della Liga.

Superlega, la morte dei tornei nazionali

Quando Tebas dice che “i tornei nazionali oggi rappresentano il 75% degli introiti generati dal calcio europeo. In Europa ci sono oltre 40 campionati, più di 1.500 club e 53.000 calciatori professionisti, oltre 75.000 impiegati non sportivi che, tutti insieme, generano più di 25 miliardi di euro di introiti e tantissimi posti di lavoro”, afferma il vero. Sono numeri inconfutabili. Creare una competizione qualsiasi che metta a rischio tale sistema significa mettere a rischio l’intero sistema. Ecco perché Tebas urla senza mezzi termini contro la nuova Superlega.

Il nuovo modello aperto indicato da Reichart non passerebbe quindi dai campionati nazionali. La prima classe di questo enorme e rivoluzionario campionato europeo sarebbe un affare per pochi, a detta di Tebas. “Vincere il proprio campionato non darebbe accesso a questa prima divisione che resta riservata ai grandi club, la cui sicurezza finanziaria si costruirebbe dunque sulla rovina sportiva ed economica di tutte le leghe nazionali e dei loro club e di gran parte della ricchezza che si crea intorno a esse”.

Insomma, il nuovo decalogo introdotto da Reichart non cambierebbe le carte in tavole. Al contrario, la nuova Superlega con 60/80 squadre selezionate per meriti e senza membri permanenti sarebbe una sorta di gioco di prestigio per gettare fumo negli occhi a tutti. In particolare alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che avrà il compito di decidere in merito alla possibilità o meno che il progetto vada avanti. “Reichart promette stabilità e sicurezza finanziaria con la disputa di un minimo di 14 partite europee per ogni stagione senza nemmeno guardare il calendario. E afferma che i campionati nazionali otterranno benefici, ricevendo più introiti attraverso questo Campionato Europeo”. In teoria tutte buone cose. Non fosse che a dirigere il tutto ci sarebbe una nuova governance composta dai club. I grandi club, non i piccoli.

Una competizione comandata da pochi

Questo per Tebas è inaccettabile. E a dire il vero, se così fosse, la posizione sarebbe indifendibile. Le grandi società alla guida del calcio europeo, tutte le altre a sottostare alle loro decisioni. “In cambio dell’elemosina delle grandi, le piccole e le medie società non potranno partecipare al torneo né prendere decisioni. Possono dire ciò che vogliono, ma la competizione immaginata dal signor Reichart e dai suoi amici rovescerebbe l’attuale modello del calcio europeo e porrebbe fine ai campionati nazionali. Perciò trova l’opposizione unanime di tutte le Leghe, di ogni dimensione. Nel modello attuale la Conference, l’Europa League e la Champions League sono competizioni orizzontali basate sui campionati nazionali di tutta Europa. Ogni stagione i club di ciascun Paese si qualificano per competizioni europee di vario livello a seconda del rendimento nei tornei nazionali, cosa che offre emozione e passione a tutti i tifosi del continente. Ogni club inizia la stagione senza certezze”.

In effetti, come possiamo dargli torto? Sarà anche fumantino e a volte eccessivo. Ma sul tema Superlega, Tebas sembra avere solo ragione. La meritocrazia è la base dello sport. Qualsiasi cosa mini questo principio, non ha senso di esistere.

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