Tic-toc, tic-toc, le lancette che segnano il passare del tempo scorrono insolenti mentre Milan e Inter continuano ad aspettare che il Comune di Milano apra definitivamente le porte alla costruzione del nuovo San Siro.
Era il 19 luglio 2019 quando i due club presentavano una proposta congiunta per costruire un nuovo stadio nell’area di San Siro, sulla quale poter operare grazie a un diritto di superficie di 90 anni. Da allora sono passati 3 anni e mezzo, 1305 giorni (per capirci, l’avveniristico impianto del Tottenham è stato costruito in due anni, più sei mesi di stop per problemi legati alla sicurezza), e non si è mossa una paglia.
Solo ed esclusivamente polemiche, riunioni, confronti, botte e risposte tra politici di diverse fazioni, dibattiti pubblici e privati, attese infinite, burocrazia estenuante, e all’alba dell’anno 2023 ancora non è ben chiaro cosa potrebbe accadere. Soprattutto non è stata ancora sciolta la prognosi relativa al vecchio San Siro: sarà possibile demolirlo e costruire un nuovo impianto oppure qualcuno continuerà a mettersi di traverso come accade ormai quotidianamente da quasi un lustro a questa parte?
La scelta del Milan
In questa fase di impasse, il Milan sembra avere le idee più chiare, come testimoniano le dichiarazioni del presidente Scaroni di appena due settimane fa: «Se non sarà San Siro, il Milan se lo farà da solo. Non molliamo il colpo, io vi assicuro che il Milan avrà il nuovo stadio. Il primo che si sblocca, ci butteremo a pesce».
Ed ecco la domanda che milioni di tifosi di sponda nerazzurra iniziano a porsi: cosa farà l’Inter se il club di via Aldo Rossi dovesse decidere di abbandonare il progetto originale e battere nuove strade?
E soprattutto, se il Milan finisse davvero per procedere da solo nella costruzione di un nuovo impianto, cosa farà il club di Zang? Avrà la forza economica per mettersi in proprio e avviare un progetto alternativo, oppure resterà a San Siro senza poter però dividere i costi di gestione che a quel punto diventerebbero proibitivi?
Interrogativi al momento in sospeso, ma la sensazione è che se davvero Cardinale puntasse sullo stadio in solitaria metterebbe nei guai seri l’Inter.
Entro un paio di mesi al massimo avremo tutte le risposte.
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