È il 12 agosto 2020. Minuto 89′ del quarto di finale di Champions League, quella del post-lockdown. Atalanta contro PSG. Stadio Da Luz di Lisbona. Campo neutro. I nerazzurri difendono la rete del vantaggio messa a segno da Pasalic al 26′ del primo tempo. I parigini, capeggiati da un Mbappè in stato di grazia, continuano a sbattere contro il muro orobico e il tempo passa. La semifinale della massima competizione continentale per club è ad un passo. Marquinhos però non è affatto d’accordo e proprio al 90′ va a segnare la rete del pareggio. In un colpo solo ogni sogno atalantino va in frantumi. Una “mazzata” talmente grande che, da li a pochi istanti, arriva anche il 2-1 con la firma di Choupo-Moting. Un uno-due da ko. Il PSG raggiunge la semifinale della Champions (andrà poi in finale e perderà contro il Bayern Monaco, con rete dell’ex Coman) mentre la squadra di mister Gasperini in quel momento chiude un ciclo, forse, irripetibile. Il “forse” meglio sottolinearlo più volte.
La prima Atalanta dell’era Gasp
Come non ricordare quella Atalanta? Una squadra che impressionò l’Italia e tutta Europa a suon di gioco, intensità, qualità e personalità. Tanto da venire sempre menzionata nel novero delle squadre che potevano puntare allo Scudetto fino a, come detto, sognare in maniera concreta addirittura la Champions League. Quella cavalcata fu indimenticabile ed entusiasmante. Anche per i tifosi delle altre squadre. Una realtà che si era legata anima e corpo alla città. Una città devastata dalla pandemia, che vedeva nei suoi ragazzi un sogno, una ripartenza, una rivalsa che dire emozionante era dire poco. Il sogno si spense al gol di Marquinhos, ma non certo il ricordo.
Come si schierava in campo
Un’orchestra perfetta. Un 3-4-2-1 che sapeva unire solidità difensiva, spinta incessante sulle fasce (Gosens e Hateboer erano inarrestabili), durezza e ordine in mezzo al campo (con Freuler e de Roon sontuosi), quindi davanti proponeva un mix di talento, qualità e potenza che era davvero raro da controbattere. La palla finiva tra i piedi del Papu Gomez o di Ilicic (“zidanesco” per larghi tratti), e nasceva sempre qualcosa. Qualcosa di bello e utile, mai fronzoli. Davanti alla porta il terminale era un Zapata a livelli devastanti, con Muriel pronto a subentrare, come Pasalic o Mailinosvksyi. Tanti giocatori, tante possibilità. Il tutto mischiato a personalità, voglia di rischiare sempre l’uno contro uno anche in difesa e voglia di stupire. Una filosofia di gioco che ha preso per mano l’Atalanta fino quasi ai vertici europei.
L’Atalanta attuale nelle parole del tecnico
Fast forward. Arriviamo alla stagione 2022-2023. Tanta acqua è passata sotto i ponti. Decine di volte abbiamo letto che Gasperini sarebbe stato pronto all’addio ai colori nerazzurri. Tante liti e litigi, spogliatoio spaccato. Invece il tecnico di Grugliasco è ancora li. Saldissimo. E non era certo semplice da prevedere. Il mister di quella epopea, sta provando a crearne un’altra. Le sue parole al termine del match contro la Lazio aprono davvero uno scenario interessante. “Siamo cambiati molto, senza dubbio. Prima avevamo due giocatori come il Papu Gomez o Ilicic che avevano un tasso tecnico eccezionale. La squadra ruotava attorno a loro, noi davamo loro palla e sapevamo che non l’avrebbero mai persa. Ora siamo più corali, più veloci e più potenti. Caratteristiche che non avevamo, ma ora con elementi come Lookman o Koopmeiners, sappiamo che possiamo sfruttare anche quella possibilità”.
Dove potrà arrivare questa “Dea” 2.0?
Proviamo quindi a analizzare queste differenze. Qualche protagonista c’è ancora. Toloi, Palomino e Djimsiti in difesa stanno dando modo a Scalvini di crescere, senza dimenticare Demiral. Sulle fasce Hateboer è ancora il titolare (peccato per il brutto infortunio al ginocchio di sabato) con Zappacosta dall’altra parte, mentre Ruggeri si fa largo. In mezzo al campo de Roon ora è affiancato da un giocatore come Koopmeiners che unisce qualità a quantità. Davanti poi, tutto è cambiato. Zapata ormai fa dentro e fuori dall’infermeria, per cui il centravanti è Hojlund. Un danese classe 2003 che fino a pochi mesi fa nessuno conosceva, ma che ora sta impressionando per rapidità, intelligenza e capacità di fare gol. Ai suoi lati spicca un Lookman che spesso è imprendibile. Un attaccante rapidissimo quanto efficace, con Boga dall’altra parte a rendere ancor più duro il compito per le difese avversarie. Velocità e potenza. Meno tecnica forse, ma una nuova Atalanta più corale e meno legata al singolo. Un nuovo gioiello tra le mani di Gasperini che, se non è l’allenatore più sottovalutato d’Italia, poco ci manca. Vedremo dove potrà arrivare la squadra nerazzurra. L’obiettivo quarto posto è decisamente concreto e alla portata, perchè la voglia di tentare l’ennesima sfida al Gotha del calcio europeo non manca di sicuro a Bergamo.
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