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Calcio italiano

Diritti tv: in Italia si litiga, all’estero si vende

Le parole del numero uno della Lega Serie A, Lorenzo Casini, contro il no del Governo alla “norma Lotito” fanno riflettere. Scopriamo cosa c’è dietro

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Lorenzo Casini
Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A (foto Lapresse)

Da una parte Dazn e Sky che non hanno tutta questa voglia di rinnovare il contratto alle stesse condizioni di adesso. Dall’altra la Lega Serie A che vorrebbe fare l’esatto contrario, così da darsi il tempo per costituire un proprio canale e vendere i diritti al miglior offerente con un pacchetto in stile Premier League (solo alcuni match vengono ceduti in esclusiva, altri no). Nel mezzo il Governo che ha deciso di abolire la cosiddetta “norma Lotito” facendo saltare i piani del presidente Lorenzo Casini e dei club. La questione diritti televisivi è tornata in auge in questi giorni proprio a seguito delle dichiarazioni del numero uno della Lega, che mai si sarebbe aspettato quanto fatto dal Parlamento: “Siamo sorpresi perché è una misura che non ha oneri per la finanza pubblica e avrebbe dato modo di combattere la pirateria, che oggi è il problema più grande”.

L’emendamento avrebbe permesso di prorogare di altri due anni la scadenza dell’attuale contratto con la Serie A, fissata a giugno 2024, senza modificare le condizioni economiche. “Siamo curiosi di capire che cosa è successo – ha spiegato ancora Casini – perché è una proroga, quindi tecnicamente non ci sono problemi da questo punto di vista. Non costa, non è automatica, è stata riformulata anche dal Governo stesso, quindi siamo curiosi di capire cosa sta succedendo”. In pratica, con la “norma Lotito”, la Lega Serie A avrebbe potuto mettere con le spalle al muro Dazn e Sky, costrette a quel punto a confermare l’offerta precedente vicina al miliardo di euro annui fino al 2026 ma vogliose invece di andare a giocarsela per puntare al ribasso.

Sullo sfondo ci sarebbe anche Amazon: il colosso americano sarebbe interessato a entrare nel business dei diritti televisivi della Serie A dopo quelli della Champions League, ma di base dietro alle lamentele di Casini ci sarebbe altro. Ovvero quella che potremmo definire la soluzione “interna”, per restare in tema di calcio giocato.

Il canale fatto in casa

L’obiettivo della Lega Serie A è quello di creare un proprio canale televisivo, ma per farlo serve tempo. Quello necessario per mettere d’accordo tutti i club, che come sempre in Italia faticano a trovare un’intesa. Su qualsiasi argomento, anche (se non soprattutto) sui diritti tv. E così, mentre si attendono novità dalle offerte per i diritti della Champions League 2024-27 (le buste verranno aperte proprio in questi giorni), da noi si continua a litigare tra le parti senza trovare una quadra su una delle industrie più importanti del Paese.

In ogni caso per aumentare gli introiti la sola via da percorrere sembra essere quella della produzione “fatta in casa” da parte della Lega. Una produzione che permetterebbe la cessione di alcune partite in esclusiva e di molte altre no, da vendere di volta in volta al miglior offerente. Un format che la Premier League ad esempio adotta già da tempo. “Le posizioni di Sky e Dazn? Non è una norma a favore di qualcuno ma a favore di migliori procedure e negoziazioni – aveva spiegato sempre Casini -. È un peccato che quando ci sono norme utili siano strumentalizzate da una parte o dall’altra”. Su questo difficile dargli torto. Remare tutti dalla stessa parte aiuterebbe. Ma in Italia non succede quasi mai.

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