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Ossessione o tormento? Il PSG ko in Champions

Il Paris Saint-Germain continua ad avere gli incubi quando si arriva in Champions League. Tra errori di Donnarumma ed il tridente magico spuntato

Questa prima tornata di Champions League ci ha detto che i soldi non fanno la felicità. Così come il Chelsea, anche il Paris Saint-Germain esce con le ossa rotte dal turno di andata nel confronto con il Bayern Monaco, perlopiù al Parco dei Principi. E anche questa volta, alcune grosse individualità hanno floppato nel momento del bisogno.

Gianluigi Donnarumma, ad esempio. Il portiere della Nazionale italiana ha più di una responsabilità sul gol di Coman, con il pallone passato sotto il suo braccio destro. Se si trattasse di un episodio isolato non staremmo nemmeno a parlarne, il ruolo del portiere è anche quello più sotto la lente dell’ingrandimento. A Parigi, invece, qualcuno ha ancora in mente l’errore dello scorso anno con il Real Madrid, costato l’eliminazione. Non può essere una questione di fiducia, poiché la società parigina si è affidata completamente a lui, mandando via Keylor Navas. E nonostante i due interventi successivi, la macchia rimane.

E poi l’attacco. All’ingresso di Kylian Mbappé le cose sono cambiate in avanti. Ma gli altri componenti del tridente magico non hanno impressionato, con o senza di lui. Messi e Neymar, non due illustri sconosciuti, sono apparsi dei giocatori normali, lontani da quello che il loro pedigree ci farebbe immaginare. Da tempo, troppo tempo si parla di come i rapporti tra di loro non siano troppo positivi, ma da qui ad arrivare a certe prestazioni incolori, ce ne passa. I fenomeni, se vogliono, sanno trovare il modo di mettere da parte le divergenze e giocare insieme.

E intanto, il Paris Saint Germain sprofonda di nuovo nell’incubo di vedersi sfuggire, per l’ennesima volta, la Champions League. Il vero e unico obiettivo, forse l’ossessione, di una dirigenza che da anni fa la regina del mercato, ma che colleziona solo coppe nazionali che non bastano più. Costruendo una squadra senza identità, come lamentato in alcune occasioni anche dai tifosi. E solitamente, senza questa caratteristica fondamentale, non si va avanti quando la palla pesa. E quell’ossessione ti divora l’anima.

 

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