Prima le sirene della Nazionale portoghese, quella del suo Paese natio. Poi le voci sul fatto che sotto la sua gestione, ferrea e senza compromessi, troppi giocatori perdono valore sul mercato. Ora le parole di Paulo Dybala, che giura fedeltà eterna al comandante Mou, senza se e senza ma. “Futuro? Non so, ma di certo vorrei essere allenato da Mourinho”, ha detto la Joya. Tante piccole cose che non fanno dormire sonni tranquilli ai tifosi della Roma, che dopo aver ritrovato una squadra capace di lottare per la Champions League ora temono di perdere i due attori protagonisti della rinascita giallorossa. E a cascata non solo loro.
Mourinho e il Portogallo
Intorno al tecnico di Setubal e alla Roma non c’è mai pace, questo è indubbio. A mettere pepe al rapporto tra le parti, lo scorso dicembre, ci si è messa pure la Federazione portoghese che ha pensato a Josè per il dopo Mendes. Mou ha titubato, perché da sempre afferma di volere un giorno allenare la Nazionale lusitana. Ma il legame con la Roma è forte e lo strappo non è arrivato. Del resto nella capitale lo Special One si è ritrovato dopo gli anni difficili vissuti tra Manchester United e Tottenham. Quattro stagioni e mezzo, tra il 2016 e il 2o21, fatte di tante sofferenze e poche soddisfazioni (i tre titoli vinti con i Red Devils: Supercoppa inglese, Coppa di Lega ed Europa League). Troppo poco per chi come Mou è abituato a vincere, soprattutto quando allena le big.
Proprio in Premier League, il campionato che aveva dato vita al mito dello Special One ai tempi del primo capitolo targato Chelsea (quello quasi imbattibile allenato tra il 2004 e il 2007 guidato dai vari Terry, Lampard e Drogba), Mourinho sembrava avere iniziato il suo triste declino. La sua capacità di andare contro tutto e tutti per difendere squadra e giocatori così da farli rendere al meglio, aveva cominciato a scricchiolare. Troppe volte si era visto Mou parlare pubblicamente contro i propri ragazzi, criticandoli aspramente. E qualcuno lo aveva dato per finito. A Roma, invece, è tornato lui. Una chioccia contro tutto l’ambiente. Che da parte sua, comunque, si è da subito innamorato del portoghese.
Un tecnico senza sfumature di grigio
L’avventura con la Magica, però, oggi sembra giunta a un bivio. Dopo un primo di assestamento Mourinho ha iniziato a spingere sulla dirigenza (il ds Tiago Pinto in primis) per cercare di ottenere quello che vuole dal mercato. Una cosa che ha sempre fatto, ovunque sia andato, ma che a Roma ha avuto effetti più o meno desiderati. E’ innegabile che l’arrivo di campioni come Dybala, Matic e Wijnaldum sia stato frutto dell’ascendente che Mou ha sui calciatori. Essere allenati da lui, per tanti, è un sogno che si realizza. In questo è ancora lo Special One, non c’è dubbio. D’altra parte le casse del club di Trigoria non sono quelle di tanti club inglesi e la gestione del gruppo del tecnico di Setubal a volte non esalta i valori dell’intera rosa. E questo mette in difficoltà la società che si ritrova per le mani elementi scontenti e con poche richieste.
Il caso più eclatante è stato quello di Zaniolo. Prima esaltato, poi scaricato (per colpe più del ragazzo, sia chiaro) e finito in Turchia a prezzo di saldo, considerando il suo talento. Ma anche Karsdorp e Belotti non stanno giovando del trattamento di Mou, che vede solo bianco o nero, con pochissime sfumature di grigio. Ne sanno qualcosa Vina e Shomurodov, prelevati per svariati milioni di euro solo un anno e mezzo fa (oltre 20 tra tutti e due) e ora ceduti in prestito per cercare di rilanciarsi. E che dire di Solbakken, arrivato a gennaio e quasi mai visto in campo?
Insomma, Mourinho ti odia o ti ama. E te lo fa capire bene quando ti allena. Dybala è l’esempio virtuoso, di colui che per il portoghese si getterebbe anche nel fuoco. Anche Smalling e Matic siamo certi che lo farebbero. Ecco perché i tifosi sperano che lo Special One prolunghi presto il contratto entro giugno 2024. Chissà se la Roma pensa la stessa cosa.
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