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Calcio italiano

Lucci: “Non chiamateci più semplici procuratori”

Alessandro Lucci spiega com’è cambiata la figura del procuratore, amato e odiato

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Foto: LaPresse

Amati o odiati. Fondamentali o sopportati. Non c’è via di mezzo quando si parla dei procuratori dei calciatori. Dal punto di vista dei loro assistiti, ovviamente, il lavoro è apprezzato, dato che vanno a fare guadagnare soldi importanti e ritoccare verso l’alto contratti a sei zeri in tanti casi. Dall’altra parte della barricata, invece, le dirigenze ormai sono spesso costrette al braccio di ferro costante con queste figure. Molto celeri a “batter cassa” quando un loro assistito inanella una serie di partite di livello, decisamente più “sordi” quando le prestazioni non arrivano oppure quando l’offerta per un prolungamento di contratto non soddisfa.

Un ruolo che è cambiato negli anni

Non avrebbe senso dimenticare la fondamentale componente dei tifosi che, nella maggior parte dei casi, non hanno troppo in simpatia chi vuole far trasferire altrove il proprio beniamino. Una situazione molto sfaccettata e delicata, a quanto pare. Per fare un po’ un quadro più ampio e dettagliato della situazione, ha spiegato il proprio punto di vista e la propria esperienza (iniziata nell’ormai lontano 1999) il celebre procuratore sportivo Alessandro Lucci, intervistato dalla prestigiosa rivista economica statunitense Forbes. “Il calcio si evolve a un ritmo incessante e, di conseguenza, anche il nostro ruolo. Per questo oggi si parla di agenzia e non più di agente”. 

Le trattative del 2023

Un cambio di filosofia e di struttura, ma anche di come si intavola una trattativa, come spiega il procuratore di calciatori come Dejan Kulusevski, Leonardo Bonucci e Edin Dzeko: “Ho bisogno di condurre le negoziazioni di persona, perché mi permette di generare quell’energia, quel campo magnetico che diventa travolgente durante una trattativa. Da remoto questi elementi mancano. Gli scenari futuri del calciomercato? La definizione e l’immediatezza con le quali si invia un messaggio hanno cambiato completamente il nostro ritmo di vita, è per questo che la figura dominante sarà la comunicazione”.

Il calciatore è seguito a ogni livello

Da procuratore ad agente, per diventare una vera e propria agenzia. Un agenzia, però, che non gestisce un calciatore solamente dal punto di vista sportivo o di campo. Ormai il lavoro è a 360°, dalla vita privata, ai social network, toccando ogni possibile aspetto che nel calcio del 2023 fa riferimento ad protagonista dello sport: “Oggi non parliamo più dell’agente, ma piuttosto dell’agenzia. Ora, per rimanere competitivi in questo mondo sportivo moderno e frenetico, gli agenti hanno dovuto ampliare i servizi, diventando una figura di riferimento che gestisce praticamente tutti gli aspetti della vita di un cliente, non solo il contratto di lavoro. Oggi, i loro doveri si estendono oltre il famoso momento in cui un cliente viene fotografato per aver posto la propria firma su un nuovo accordo”.

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