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La Juve fa scuola ma nessuno la segue: mistero seconde squadre

Da Miretti a Fagioli passando per Iling, Soulè e Huijsen: la Juve Next Gen sta aiutando i bianconeri a far crescere i propri talenti. Gli altri però stanno a guardare

Atalanta U23_Lapresse

Per una Juventus alle prese con i casi in tribunale, i punti di penalizzazione e una gara di ritorno di Europa League tutt’altro che agevole in casa del Nantes, ce n’è un’altra che vince e convince. E’ la Juventus Next Gen, approdata in finale di Coppa Italia di Serie C grazie alla doppietta di un giovanissimo difensore: Dean Huijsen.

Sbarcato in prima squadra a gennaio, dopo 7 presenze in campionato il classe 2005 ha realizzato le sue prime reti tra i professionisti nella semifinale di ritorno contro il Foggia. Due reti di pregevole fattura (in particolare la seconda, con un missile da fuori area dopo 30 metri palla al piede: guarda gli highlights della partita) che hanno permesso ai bianconeri di andare ai rigori e guadagnare così l’ultimo atto del torneo.

Ma al di là del risultato in sé, il cammino di Huijsen ci riporta alla mente un pensiero su cui riflettere: le seconde squadre funzionano, perché nessuno le usa a parte la Juventus? Il caso dei bianconeri è emblematico. Far crescere i propri talenti, specialmente in un grande club che ogni anno va a caccia di risultati su tutti i fronti, è complicatissimo. Ma quella che un tempo si chiamava Juventus Under 23 e oggi ha preso il nome di Juve Next Gen sta permettendo ai bianconeri di far maturare i giovani più validi del proprio settore giovanile.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E si vedono. Fagioli (2001), Miretti (2003), Soulè (2003) e Iling (2003) sono gli esempi più eclatanti perché già aggregati alla prima squadra di Allegri. Ma anche in Serie C ci sono altri ragazzi molto interessanti.

L’esempio virtuoso della Juve

Uno di questi è Riccardo Turicchia. Terzino sinistro classe 2003, a giugno del 2022 ha partecipato agli Europei Under 19 in qualità di titolarissimo. Il Ct Nunziata non ha mai rinunciato alla sua spinta e così, quest’anno, come tanti altri coetanei nati nel suo anno (Mulazzi, Muharemovic, Nzouango, Savona, Bonetti e Cerri), è stato inserito nella Next Gen. Scelta quasi obbligata per questi ragazzi che in Primavera sarebbero stati fuoriquota e avrebbero interrotto il loro percorso di crescita. Così facendo la Juve ha la possibilità di monitorarli per decidere al meglio il loro futuro.

Ovviamente lo stesso discorso vale per altri ragazzi che si dimostrano pronti per il salto tra gli adulti. A prescindere dall’età. E qui la cosa si fa ancora più interessante in ottica valorizzazione dei vivai. Il caso di Huijsen, che l’anno scorso giocava nell’Under 17, è perfetto. Grazie all’utilizzo della seconda squadra, l’olandese è stato lanciato in Serie C dopo appena 5 mesi vissuti in Primavera. Un doppio salto, visto che in mezzo ci sarebbe anche l’Under 18, che a un giocatore dotato di qualità – tecniche e fisiche – può solo far bene.

Cosa aspettano gli altri club?

Il paradosso è uno. Spesso la questione che pongono i club di Serie A che decidono di non puntare sui giovani, è quella di non poter controllare e monitorare i propri ragazzi qualora decidessero di mandarli in prestito altrove. Insomma, il rischio è che non giochino. E’ il caso di Ambrosino e Nasti, titolari l’anno scorso in Primavera con Milan e Napoli, nonché con l’Italia Under 19, che quest’anno faticano a trovare spazio in Serie B.

E a dirla tutta di quel gruppo di Nunziata sono in pochi ad averlo trovato: Baldanzi e Fazzini nell’Empoli, Terracciano e Coppola nel Verona, Miretti nella Juve, Volpato nella Roma. Solo Fabbian, centrocampista dell’Inter in prestito alla Reggina, sta vivendo una stagione da protagonista. Stivanello del Bologna, che è addirittura un classe 2004 e giocava sotto età, non ha giocato nemmeno 1′ quest’anno. Mentre Casadei ha preferito andare al Chelsea.

Ma allora, visto che con le seconde squadre tutti questi ragazzi avrebbero potuto trovare maggiore spazio e crescere di più, perché nessuno le allestisce a parte la Juve? Forse sarà una questione di costi ma se si hanno dei ragazzi da valorizzare, visti i tanti problemi economici che toccano i club, non creare una seconda squadra per bypassare l’inutile categoria Under 18 è un’assurdità. Anzi, è un mistero. Un ragazzo di 17 anni, se ha potenziale, deve giocare con gli adulti per mettersi alla prova e capire dove può arrivare. Chissà se la Serie A prima o poi lo capirà.

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