AAA attaccanti italiani cercasi. L’annuncio è quanto mai attuale e importante. I goleador di casa nostra ormai sono una specie in via di estinzione. Dopo anni di “vacche grasse” con i vari Vieri, Inzaghi, Totti, Del Piero, Gilardino, Toni, Montella e potremmo tornare ancora più indietro nel tempo con Signori, Baggio, Chiesa, Vialli o Zola, il nostro calcio ha visto la sparizione pressoché totale della punta. Prima o seconda non importa. Alle spalle di Immobile in Nazionale c’è il solo Scamacca, che non sta vivendo certo un’annata clamorosa al West Ham. Dopodichè, il vuoto assoluto, o quasi.
Il momento degli attaccanti italiani in Serie A
Per rendersi conto di questa carenza è sufficiente valutare alcuni aspetti semplicissimi. Nelle squadre “top” di Serie A e leghe estere di attaccanti italiani ce ne sono pochissimi. Si contano letteralmente sulle dita di una mano. Non solo, scorrendo la classifica dei marcatori del campionato nostrano, il dato si fa addirittura allarmante. In vetta con 18 marcature troviamo Osimhen, poi alle sue spalle sgomitano Lookman e Lautaro Martinez. Per trovare il primo italiano bisogna scendere fino al nono posto del laziale Zaccagni con le sue 8 reti. Dopodichè in 12a posizione c’è il suo compagno di squadra Immobile con 7. Per il resto? Tabula rasa. Scendendo oltre la 20a posizione complessiva appaiono Orsolini (Bologna) con 6, quindi Frattesi (Sassuolo) e Barella (Inter) a quota 5, ma sono comunque tutti centrocampisti. Berardi (Sassuolo) e Baldanzi (Empoli) fantasisti più che attaccanti, aprono il gruppo a quota 4 e con loro ci sono Colombo del Lecce, Kean della Juventus, Caprari del Monza e Gabbiadini della Sampdoria. Troppo poco, davvero troppo poco.
Quali scenari per presente e futuro?
Come si può spiegare un andamento simile? Davvero l’attaccante italiano non solo è in via di estinzione, ma non esiste già più? Purtroppo i numeri parlano chiaro. Pensando anche alla Nazionale la situazione è allarmante. Alle spalle di Immobile e Scamacca non c’è nessuno. Raspadori, più seconda punta o esterno che attaccante centrale, ha sicuramente doti importanti, ma gioca con il contagocce a Napoli, per cui su chi potremmo sperare? Kean e Colombo sono i più giovani del pacchetto ma, per un motivo o per un altro, non danno garanzie assolute ai più alti livelli. Dopo generazioni nelle quali punte da oltre 100 gol in carriera in campionato erano costretti alla panchina azzurra, ora siamo alla ricerca del nuovo “figliol prodigo”. Da anni. Per il momento invano.
Il “modello Lazio” è solo un caso?
Il caso della squadra biancoceleste è peculiare. Con il suo tridente è l’unica squadra a schierare ben due attaccanti italiani titolari in ogni occasione. Juventus, Inter, Milan, Roma o Napoli, per esempio, un dato simile non lo vedono ormai da tempo immemore. La squadra di mister Sarri rappresenta l’ultimo baluardo sotto questo punto di vista. La filosofia laziale sarà in grado di attecchire anche altrove? Complicato, molto complicato. Sia perchè manca la materia prima a quanto pare, sia perchè la pressione che si vive in Italia è indicibile. Succede per ogni ruolo in campo, per chi veste la maglia numero 9 bisogna forse moltiplicare per 2. Un momento ingarbugliato dal quale non sembriamo in grado di uscire. Intanto in Serie A applaudiamo i gol dei vari Hojlund, Vlahovic, Abraham, Giroud o Dzeko. Con buona pace dei colleghi di casa nostra, ovunque essi siano. AAA attaccante italiano cercasi, disperatamente!
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