Nessuno mette in discussione le grandi, grandissime stagioni di Gian Piero Gasperini sulla panchina dell’Atalanta. La Dea ha toccato con il tecnico di Grugliasco il momento più splendente della propria storia, diventando costante protagonista del nostro campionato e partecipando alle coppe europee. Però c’è qualcosa che stona, stona sempre. Ad esempio, quando le cose vanno male. E alla fine, da parte del tecnico, non c’è mai una presa di responsabilità.
Anche contro il Lecce, alla fine le cose sono ‘girate male’. Tanti i tiri, 20, con 10 in porta, ma i neroazzurri sono usciti sconfitti. E non è la prima volta che accade contro una cosiddetta ‘piccola’ in stagione. Troppi i punti persi fino ad ora con squadre meno attrezzate, come con Spezia, Cremonese e proprio all’andata con il Lecce. A questo punto, se i pugliesi hanno fatto bottino pieno, c’è da porsi qualche domanda.
Come c’è da capire come mai nei bergamaschi cambino spesso i protagonisti nel corso degli anni. Giocatori che l’anno prima erano protagonisti, si ritrovano ai margini del progetto dodici mesi dopo e viceversa. Pasalic, Zapata, Muriel, sono passati dall’essere imprescindibili a scaldapanchina, e non sono gli unici casi nella storia di Gasperini sulla panchina neroazzurra. Ma anche in questo caso, sono i giocatori a non essere più quelli di prima e non frutto di una gestione.
Chiedere al Papu Gomez, ad esempio, con cui andò a muso duro. Epurato per motivi ancora tutti da decodificare. O a Gollini, che fino a poco prima era considerato il favorito per essere il vice Donnarumma in Nazionale. Al momento il gruppo è solido e concentrato verso l’obiettivo Champions League. Ma basta un niente per spezzare l’armonia. E avere una reazione da calciatori stufi di fare da scaricabarile.
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