In questa stagione, che ormai è entrata nella fase decisiva, due sono le squadre che più di altre sono emerse in ambito non solo nazionale, ma anche in un contesto internazionale che le riconosce come le più grandi sorprese dell’anno.
Per una volta non si parla delle grandissime che fagocitano ogni discorso calcistico, come il Manchester City, il Real Madrid, il Liverpool, e nemmeno delle grandi dormienti come la Juve, il Manchester United e il Barcellona (o meglio, se ne parla ma il clima delle discussioni è sempre molto cupo), perché sulla bocca di tutti ci sono Arsenal e Napoli.
Cosa dice la storia
I punti di connessione storica sono davvero labili. L’Arsenal è una grande d’Inghilterra, con i suoi 13 campionati e le 14 FA Cup e in Europa ha una storia di grande livello, anche se ha portato a casa solo una Coppa delle Coppe e una Coppa delle Fiere. Il Napoli invece ha sì avuto per un colpo di genio e fortuna il miglior calciatore di sempre tra le sue fila, Diego Armando Maradona, ma in Italia è una squadra media, ha solo due scudetti all’attivo, vinti con El Pibe, mentre in Europa è poco più che una meteora (una meravigliosa Coppa UEFA nel 1988-89).
Partendo da Guardiola
I punti di contatto invece riguardo all’oggi sono davvero tanti: le due squadre sono sfrontate, coraggiose, hanno un gioco offensivo e propositivo, non lucrano sul risultato, hanno calciatori tecnici che tentano sempre la giocata, con due allenatori, Mikel Arteta e Luciano Spalletti, che vogliono portare ancora più avanti alcune idee tattiche contemporanee sviluppate dal grande maestro dell’oggi, Josep Guardiola.
Accanto a queste idee di fondo, anche alcuni particolari sono simili: il modulo di riferimento, ovvero quel 4-3-3 molto flessibile in cui tutti sanno fare tanto. I due anti-terzini che si associano a centrocampo e fanno regia, oltre ad aiutare nel possesso palla (l’Arsenal a sinistra schiera addirittura una mezzapunta come Zinchenko), due mediani che non ti saresti mai aspettato così abili nel costruire la manovra e addirittura rifinire per le punte, come Thomas e Lobotka e infine l’attacco. Da gennaio inoltre Arteta ha anche Jorginho, a cui vuole affidare i compiti di Lobotka avendo l’italiano un profilo molto simile allo slovacco.
L’attacco e la sostenibilità economica
I due esterni sembrano davvero delle fotocopie. A destra un calciatore rapido, capace di saltare l’uomo nei primi passi (Saka e Lozano), a sinistra il numero 10 della squadra, l’uomo che sa creare le situazioni pericolose, vedere le linee per mettere i compagni in porta e ha la fantasia per inventarsi sempre qualcosa di nuovo (Martinelli e Kvaratskhelia). A differire il riferimento centrale. Arteta aveva scelto un regista offensivo come Gabriel Jesus, mentre Spalletti si è affidato alla potenza brutale e fantascientifica di Osimhen. Purtroppo il centravanti brasiliano dei Gunners si è infortunato e il tecnico ha ripiegato su Nketiah e Trossard, arrivato gennaio dal Brighton.
Infine la sostenibilità economica. Gli acquisti più costosi dell’Arsenal? In una Premier League che spende a raffica, l’Arsenal si può considerare una società morigerata. Poco più di 50 milioni di euro per Gabriel Jesus è l’acquisto più esoso di quest’anno. Alle altre grandi fa ridere. Del mercato del Napoli poi ne parla il mondo: ha venduto o lasciato andare tutti i suoi riferimenti (Koulibaly, Insigne, Mertens, Ospina, Fabian Ruiz) per prendere calciatori semisconosciuti, il cui costo più alto è stato quello di Kim Min-jae per 18 milioni di euro. Il fenomeno Kvara è stato pagato 11 milioni di euro e oggi vale 10 volte tanto.
Cosa riserva il futuro per le due squadre? Per entrambe ci sarebbe un campionato storico da vincere. Il Napoli non lo vince da 33 anni, l’Arsenal da 19. Poi ci sono le Coppe. Il Napoli ha un piede nei quarti di Champions League, mai accaduto ma ben sapendo che dopo arrivano gli squali, l’Arsenal guarda invece con molto più interesse anche all’Europa League. È agli ottavi contro lo Sporting Lisbona e ad aspettarlo ci sono avversarie difficili ma non impossibili. Per i Gunners sarebbe un double epocale.
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