Vincenzo Grifo, Ciro Immobile e Mateo Retegui. Sono questi ad oggi i tre attaccanti più prolifici del calcio italiano. Tra tutte le competizioni, nel corso della stagione 2022-23, il primo ha messo a referto 14 gol e 6 assist. Il secondo 11 gol e 5 assist. Il terzo 6 gol in 9 partite, che diventano addirittura 26 con 3 assist in 51 presenze se consideriamo la sua intera esperienza con la maglia del Tigre, da gennaio del 2022. Dietro di loro c’è poco o niente. Almeno se parliamo di centravanti.
Tra i convocati di Roberto Mancini per il debutto delle qualificazioni ad Euro 2024, infatti, il quarto della classe è Domenico Berardi, autore di 6 gol e 5 assist. Un dato che certifica la crisi dei bomber azzurri. Che dopo tanti anni vissuti sulla cresta dell’onda (dal dualismo Baggio-Del Piero fino a una rosa che nel 2006 poteva contare su Alberto Gilardino, Filippo Inzaghi, Luca Toni, Francesco Totti e Alessandro Del Piero) oggi sembrano in via d’estinzione.
Il Sassuolo, una mosca bianca
Il problema, sotto gli occhi di tutti, è sia tecnico che strutturale. Perché se è vero che di attaccanti italiani capaci di fare la differenza in giro se ne vedono pochi, dall’altra parte non si capisce come sia possibile che centravanti che fino alla Primavera fanno caterve di gol poi non riescano a confermarsi quando devono fare il salto tra i “grandi”. Solo Gianluca Scamacca (classe 1999), Giacomo Raspadori (classe 2000) e Andrea Pinamonti (classe 1999) sono riusciti in qualche modo a emergere, ma il loro percorso è stato tortuoso.
Scamacca, esploso definitivamente l’anno scorso col Sassuolo a 22 anni, ha dovuto girare mezzo mondo per riuscire ad affermarsi. Lo stesso si può dire per Pinamonti, cresciuto nell’Inter ma mandato in prestito in Serie B a più riprese prima di essere ceduto proprio al Sassuolo per sostituire Scamacca, passato in Premier al West Ham. Insomma, il club neroverde sembra l’unico in Italia a credere nei giovani italiani. Non a caso Raspadori è il solo tra i tre attaccanti citati che ha accelerato le tappe della sua carriera e oggi si ritrova in una big come il Napoli a giocare la Champions League. Il tutto nonostante sia di un anno più giovane rispetto ai due colleghi.
Bisogna credere nel talento
In pratica, gira e rigira, torniamo sempre allo stesso punto: il problema è quanto crediamo nei nostri ragazzi. E’ evidente che il Ct Mancini abbia convocato Simone Pafundi a discapito di altri giocatori più esperti e più pronti per lanciare un segnale, al di là della stima (sincera) che nutre per il ragazzo. L’Italia non ha smarrito la via per produrre attaccanti di grande talento, capaci di fare gol, e lo dimostrano i numeri dei centravanti delle nostre Nazionali giovanili. Solo la settimana scorsa Tommaso Ravaglioli, classe 2006 del Bologna, ha trascinato con 3 reti in tre partite l’Under 17 agli Europei di categoria. E la scorsa estate Antonio Raimondo, curiosamente un altro attaccante rossoblù, classe 2004, fece lo stesso con l’Under 18 ai Giochi del Mediterraneo. Quest’ultimo, però, nel corso della stagione 2022-23 ha giocato con il contagocce.
Se vogliamo invertire la rotta è giunta l’ora che i 17enni tornino protagonisti nelle nostre squadre di club, a prescindere che si tratti di medio-piccole o di grandi. Almeno come terze o quarte punte all’interno della rosa. Il tridente della Nazionale Under 19 agli ultimi Europei era composto da tre tra Tommaso Baldanzi, Marco Nasti, Giuseppe Ambrosino e Rey Volpato. Sono tutti nati nel 2003, hanno ormai 20 anni, ma solo uno di loro ha trovato spazio quest’anno in Serie A. E stranamente è cresciuto esponenzialmente fino a guadagnarsi la convocazione di Paolo Nicolato in Under 21. Nasti (di proprietà del Milan) e Ambrosino (di proprietà del Napoli) stanno faticando in Serie B, Volpato ha fatto qualche apparizione con la Roma di Mourinho. Ma senza continuità difficilmente potranno fare il salto di qualità.
Numeri 9 azzurri cercasi
Ad oggi, tra i giovani centravanti italiani, quello che sta avendo più chance in Serie A è Lorenzo Colombo. L’attaccante del Milan classe 2002, in prestito al Lecce, finora ha segnato 4 reti e sta dimostrando di poterci stare nonostante abbia ampi margini di miglioramento. Il secondo più utilizzato è Pietro Pellegri, classe 2001, che con Juric aveva trovato minuti e gol (13 presenze e 3 reti tra campionato e Coppa Italia) prima dell’infortunio che lo ha tenuto a lungo ai box. L’altro attaccante azzurro più prolifico è Nicolò Cambiaghi, classe 2000 che con l’Empoli ha realizzato 3 gol ed è già nel giro dell’Under 21. Ma di sicuro non è un numero 9. Di quelli, oggi, l’Italia è davvero carente.
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