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Azzurri

L’exploit degli Europei 2021 aveva camuffato il declino iniziato con Ventura: Mancini ha una rosa da Nazionale di seconda fascia

La sconfitta con l’Inghilterra ha messo in mostra un gap a livello qualitativo impressionante. Ok il carattere, ma manca tutto il resto…

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Foto: LaPresse

Da Italia-Inghilterra a… Italia-Inghilterra. Dalla finale degli Europei 2021 di Wembley al primo match valevole per le Qualificazioni a Germania 2024 sono passati esattamente 620 giorni e, al netto di due risultati completamente opposti (da una parte titolo continentale agli Azzurri, dall’altro 2-1 per Harry Kane e compagni a Napoli) le cose non sono cambiate. In che senso? La sensazione di netto calo che stava vivendo il calcio italiano, ora si sta sublimando con difficoltà enormi nel comporre una rosa competitiva ovviamente pensando ai massimi livelli. Quelli nei quali una volta l’Italia era una protagonista.

Un Europeo illusorio

Con due non-qualificazioni ai Mondiali consecutive di campanelli d’allarme ne erano suonati parecchi e fragorosi. Ma, come detto, il successo di Euro 2021 aveva illuso tutto il movimento, tanto che poi, da li a poco, la nostra Nazionale fallì anche l’approdo a Qatar 2022. Come dimenticare il ko di Palermo contro la Macedonia del Nord? Non propriamente la compagine più temibile del panorama internazionale, ma che si trovò contro una Italia con  troppi dubbi e un eccessivo debito di riconoscenza in campo. Quanto avvenne a Euro 2021 assomiglia sempre più all’eccezione che conferma la regola. Un mese pressoché perfetto sotto ogni punto di vista per tutta la rosa, con i “pianeti allineati nella giusta direzione” che permettono una impresa del tutto sorprendente.

Le motivazioni di un declino

I motivi di questa china così grigia? Come spesso capita la risposta è semplice e riguarda il materiale umano. All’Italia mancano interi ruoli, con la consapevolezza che, ora come ora, giocatori di livello internazionale ne abbiamo davvero pochi. È sufficiente analizzare le rose dei top club europei. Per i giocatori nostrani, sostanzialmente, siamo alla tabula rasa. Come accade anche dentro i nostri confini, dopotutto. Se poi, come accaduto per questa doppia sfida verso Germania 2024, il gruppo è anche falcidiato dagli infortuni, il tutto si complica in maniera tremenda. Proviamo, quindi, ad analizzare la nostra squadra ruolo per ruolo.

I portieri

Tra i pali possiamo dormire sonni decisamente tranquilli. C’è Gigio Donnarumma, il portiere del trionfo europeo, quindi alle sue spalle ci sono tantissime alternative pronte per ogni eventualità. Da Meret a Carnesecchi, da Falcone a Di Gregorio, senza dimenticare il sempre interessante Vicario. In poche parole, quindi, la tradizione italica del portiere non ci lascerà a mani vuote ancora a lungo. I problemi arrivano da altre zone del campo.

I difensori

Se il ruolo del portiere, come visto, ha sempre regalato certezze all’Italia, la difesa era sempre stata il vero e proprio fiore all’occhiello. Da sempre. Ora, invece, è il tassello debole. Quando, come accaduto a Napoli, devi opporti a gente come Bellingham, Grealish, Saka, Kane e Foden con il duo composto da Acerbi e Toloi, significa che qualcosa non va. Ok, mancava Bastoni per infortunio, e anche Bonucci era out (anche se sul bianconero permangono moltissimi dubbi sulla tenuta fisica, e non da oggi) ma alle loro spalle chi c’è? Le alternative sono Romagnoli, Buongiorno e Scalvini ma, a quanto pare, al momento Mancini non li considera pronti per un big match. Fatta eccezione per questi nomi, il ruolo di centrale difensivo italiano è in via d’estinzione. Tra i top team si fa fatica a trovare qualcuno. C’è Gatti nella Juventus, ma al momento non ha ancora il chilometraggio giusto per essere una pedina fondamentale dell’Italia. Per il resto, il vuoto. O quasi. Proprio laddove avevamo abbondanza indicibile e fuoriclasse che hanno fatto la storia. Sul ruolo degli esterni, invece, siamo coperti con i vari Di Lorenzo, Spinazzola, Emerson Palmieri e Darmian, con Udogie dell’Udinese che scalpita in Under 21.

I centrocampisti

La nostra garanzia di questa epoca è, e rimane, il centrocampo. Verratti e Jorginho rappresentano l’usato sicuro e l’esperienza internazionale (bisognerà vedere ancora per quanto, però), quindi attorno a loro abbiamo certezze come Barella, Tonali, Pellegrini e Cristante. Non dimentichiamo Pessina e Frattesi, oppure Locatelli che, questa volta, non è stato convocato a sorpresa. Alle loro spalle si stanno facendo largo Fagioli e Miretti della Juventus ma, al momento, rimangono in Under 21. Tanti “piedi buoni”, certo, ma anche pochi gol, questo va detto. Non abbiamo centrocampisti abili nell’inserimento o nella conclusione da lontano e che possano segnare con discreta frequenza. Anche per questo motivo, quindi, tutto ricade sul reparto offensivo.

Gli attaccanti

Il tasto più dolente della nostra rosa. Inutile ricordare i tempi nei quali dovevamo non convocare assoluti campioni per eccesso di abbondanza. Ora l’attacco azzurro è talmente carente che siamo costretti a pescare Retegui dall’Argentina per schierare un centravanti. La punta del Tigre ha anche esordito con gol, ma non è questo il discorso. Nel complesso non abbiamo attaccanti numericamente e qualitativamente. Stesso discorso fatto per i centrali difensivi. Non abbiamo campioni e quelli che ci sono (tranne Immobile) non giocano in top club italiani, figuriamoci internazionali. Con i vari Gnonto, Scamacca, Politano, Grifo e Pafundi, forse, con tutto il rispetto, abbiamo allestito il pacchetto offensivo meno competitivo di sempre. Le assenze di Zaniolo e Chiesa si fanno sentire, ovviamente, ma manca comunque la punta che garantisca gol come ai bei tempi di Vieri o Inzaghi. Immobile ha fatto vedere più volte che non è il trascinatore che vorremmo, mentre Retegui e Scamacca sono ancora in rampa di lancio e poco più. Sic transit gloria mundi…

E ora, che fare?

Oggettivamente con questo materiale a disposizione non si può nemmeno fare un discorso di panchina. Ci fosse un “mister X” al posto di Roberto Mancini non potrebbe certo fare miracoli. Stiamo vivendo, non da oggi, una era del calcio italiano quanto mai deludente. Mancano i campioni ma, spesso, manca anche la base. Dai settori giovanili non arriva proprio questo secondo aspetto. I fuoriclasse ti nascono, non li crei. I Baggio, i Totti, i Maldini, i Pirlo. Ti capitano e devi essere bravo ad assecondarli nel migliore dei modi e sfruttarli. Sono tutti i giocatori che metti loro attorno che dovrebbero essere plasmati dai settori giovanili ma, come detto, in questo momento non ci sono. Attaccanti, esterni che saltino l’uomo, difensori centrali o mezze ali di qualità. Ruoli nei quali difettiamo e per i quali occorrerà tempo per una rinascita. Giovani interessanti non mancano, vedremo se il CT opterà per questa inversione di tendenza. Con i senatori i risultati non arrivano, tanto vale provarci, oppure anche Germania 2024 e Mondiali 2026 potrebbero vederci come una parantesi se non, e questo fa terrore, ancora una volta spettatori da casa…

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