La premessa è d’obbligo: parlare da fuori è sempre più facile. Ma dopo le prime due partite delle qualificazioni ad Euro 2024 giocate dall’Italia, una riflessione su quanto fatto dalla squadra di Roberto Mancini è giusto farla. E stando a quanto si è visto sul campo contro Inghilterra e Malta qualche appunto al commissario tecnico si può anche fare. Rilievi che vogliono essere costruttivi e non semplici critiche fini a sé stesse. Perché la Nazionale è un bene di tutti e la crisi del movimento azzurro, in parte, è reale.
Alcuni ruoli sono scoperti (su tutti, più che il centravanti, forse manca un difensore centrale in grado di dare la sicurezza che garantiva Chiellini) ma la qualità del gruppo è indubbia. Soprattutto in mezzo al campo. Gettare la croce addosso a giocatori e Ct non serve a nulla. C’è bisogno di unità d’intenti. E allora cerchiamo di capire cosa potrebbe inventarsi il Mancio per risollevare quella che, ad oggi, è la squadra campione d’Europa in carica.
Il modulo: col 4-3-3 l’attacco fa fatica
Partiamo dal modulo. Si dice sempre che conta il giusto, che tanto alla fine ciò che fa la differenza è l’atteggiamento dei giocatori. Però è anche vero che gli interpreti cambiano in base al sistema di gioco che un allenatore sceglie. Il primo dato da prendere in considerazione, quindi, è se valga la pena o meno proseguire sulla strada tracciata del 4-3-3. Mancini in conferenza stampa la ha detto chiaramente: “Questo è il mio modulo, quello che ci dà più certezze”. Se lo dice lui c’è da fidarsi, ma analizzando la scelta dal punto di vista tattico qualche dubbio possiamo sollevarlo.
Il 4-3-3 è un sistema di gioco in cui ricoprono grande importanza gli esterni d’attacco. L’Inghilterra, ad esempio, lo utilizza per sfruttare le grandi doti di uno contro uno di Saka, Grealish, Foden e Sterling. La Francia, quando lo adotta, fa lo stesso con Mbappè e Coman. Entrambe, inoltre, possono contare su centravanti capaci di fare reparto da solo come Kane, Benzema e Kolo Muani. L’Italia, invece, soprattutto ora che è orfana di Chiesa (infortunato) e Mancini non vede né Zaniolo né Zaccagni, si ritrova con interpreti che fanno fatica a saltare l’uomo con continuità e a creare la superiorità numerica. E questo si è notato sia con l’Inghilterra che con Malta, quest’ultima non proprio una corazzata del calcio europeo.
Se a questo aggiungiamo che l’Italia in questo momento latita anche nel ruolo di centravanti, dove può contare esclusivamente sul 33enne Immobile, su Scamacca e su Retegui, forse l’unica lieta di questa settimana azzurra, diventa evidente che il rischio è quello di ritrovarsi spesso con un attaccante isolato, poco servito e che lotta da solo contro le difese avversarie. Forse, considerando le caratteristiche di alcuni calciatori di spicco del nostro campionato, sarebbe opportuno valutare di passare al 3-5-2 o al 4-3-1-2. Soprattutto se consideriamo che nel gruppo azzurro mancava Raspadori, un ragazzo di 23 anni che rende al meglio come seconda punta, e che nell’Under 21 ha brillato un certo Baldanzi, un altro giovanotto che dietro o insieme a un centravanti potrebbe (presto) dare il suo contributo anche con la Nazionale maggiore.
I giocatori: Udogie e Baldanzi, il nuovo che avanza
Dall’altra parte il passaggio alla linea a 3 davanti a Donnarumma potrebbe favorire anche il compito dei nostri difensori, molti dei quali abituati a giocare in questo modo nei loro club. Sia i più giovani che i meno giovani. Un modulo, il 3-5-2, che permetterebbe di sfruttare al meglio anche gli esterni a tutta fascia, uno dei ruoli in cui l’Italia brilla maggiormente in questo momento: Di Lorenzo, Spinazzola, Dimarco, Parisi e Udogie sono cinque interpreti che ci invidiano la maggior parte delle Nazionali europee. E poterli alternare nell’arco dei 90′ potrebbe essere davvero un bell’andare.
Con tre centrali bravi sia sull’uomo che a impostare come Scalvini, Buongiorno e Bastoni, che calendario alla mano rappresentano la futura difesa dell’Italia insieme a Romagnoli (Toloi, Acerbi e Bonucci nel 2024 avranno tra i 34 e i 36 anni), due stantuffi sulle fasce e un centrocampo ricco di alternative (è senz’altro questo il reparto dove Mancini ha più scelta e qualità) in appoggio a due punte gli azzurri potrebbero trovare quell’identità che oggi sembrano avere smarrito. Magari giocando un calcio anche meno bello ma più efficace, basato sulla densità in mezzo al campo e sulle folate sugli esterni di centrocampo.
Immobile e Raspadori, un tandem da paura
Un centravanti come Immobile, tanto criticato in azzurro ma pur sempre capace di segnare 191 gol in Serie A, trarrebbe sicuramente beneficio dalla presenza di Raspadori al suo fianco. E a seconda dell’avversario il 3-5-2 potrebbe diventare un 3-4-1-2 con due mediani più bloccati (Tonali, Cristante, Barella, Frattesi, Pessina e Verratti sono giocatori che possono agire senza problemi sia in un centrocampo a 3 che in uno a 4 in linea, così come due giovani in rampa di lancio come Fagioli e Miretti) magari per sfruttare l’estro di Pellegrini, Grifo, Zaccagni, Baldanzi e del pupillo Pafundi dietro i due attaccanti. Il tutto aspettando di ritrovare i migliori Chiesa e Zaniolo, due ragazzi che anche sanno far male anche quando giocano da seconde punte.
Per trovare la soluzione Mancini ha tempo fino al 15 giugno, quando ci sarà da affrontare la Spagna nella semifinale di Nations League. Vedremo se il Ct cambierà idea o resterà fedele al suo 4-3-3. Ma una cosa è certa: qualunque strada scelga, speriamo abbia ragione lui. Il bene dell’Italia viene prima di tutto.
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