Quattro presenze stagionali, 144 minuti in totale, un gol. Sono questi i numeri di Zlatan Ibrahimovic nella stagione 2022/23. Dopo essersi seduto in panchina contro il Torino lo scorso 10 febbraio ed essere tornato in campo contro l’Atalanta il 26 febbraio, la sosta per le Nazionali si è rivelata fatale per Ibrahimovic.
Calvario
La stagione in corso era iniziata con la riabilitazione post operazione. Al termine dello scorso campionato, infatti, lo svedese si era sottoposto ad un intervento per la ricostruzione del crociato anteriore con rinforzo laterale e riparazione meniscale che lo ha tenuto fuori appunto fino a febbraio, tanto da non essere incluso nella lista Champions. Tornato al gol appena prima degli impegni con la Svezia, durante un allenamento con la Nazionale Ibra si è fermato di nuovo per un problema muscolare alla coscia che potrebbe tenerlo fuori per circa un mese.
Boost
Decisivo per le sorti del Milan anche fuori dal campo, il rientro di Ibrahimovic aveva ridato sicurezza ad un Milan che stava cercando una nuova strada tattica e che aveva visto crollare le certezze su cui aveva costruito la cavalcata scudetto della passata stagione. Un effetto placebo, però, con i rossoneri che dopo lo shock positivo iniziale sono tornati a zoppicare in campionato.
Enigma
Anche perché se l’incidenza dello svedese nello spogliatoio è certamente elevata, poi c’è il campo. E, nonostante i 41 anni, è complicato lasciare fuori Ibra, che sia dall’inizio o a partita in corsa. Stefano Pioli, in questo senso, non sembrava aver trovato la giusta chiave per rimettere il numero 11 rossonero dentro il nuovo corso tattico che sta implementando.
Paradosso
Per questo se avere Ibra dentro al gruppo, seppure infortunato, può portare benefici in termini di motivazione e autostima, paradossalmente il fatto di doverci rinunciare forzatamente libera Pioli dal problema tecnico di dover gestire una situazione che stava iniziando ad essere complicata.
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