Seguici su

Calcio italiano

L’Italia non è un paese per le favole. Il Vicenza di Guidolin, l’ultima Cenerentola a vincere la Coppa Italia nel 1997

La Cremonese, dopo il ko nella semifinale di andata per 2-0, difficilmente riuscirà a ripetere l’impresa compiuta dai biancorossi il 29 maggio 1997. Una data destinata a restare a lungo nella storia

Pubblicato

il

Francesco Guidolin vince la Coppa Italia con il Vicenza (foto Olycom)
Francesco Guidolin esulta per il trionfo in Coppa Italia con il suo Vicenza nel 1997 (©Olycom)

Il Vicenza di Francesco Guidolin. Quello guidato da Murgita e Otero in attacco, con Cornacchini bomber di coppa e il magico duo Maini-Di Carlo in mezzo al campo. Una squadra con appena tre stranieri (due uruguaiani, Gustavo Mendez e lo stesso Marcelo Otero, e un camerunense, Pierre Wome, all’epoca 17enne) capace di scrivere l’ultima favola del calcio italiano: la vittoria della Coppa Italia 1996-97. Da allora, di imprese, non se ne sono più viste. Nemmeno per sbaglio. Né in campionato né in coppa. Insomma, il Vicenza è quella che potremmo definire l’ultima Cenerentola della Serie A.

Dal 1997 ad oggi il calcio italiano è diventato uno sport per pochi eletti. Almeno per quanto riguarda titoli e trofei. La Serie A ha conosciuto solo cinque padroni: Lazio, Roma, Juventus, Inter e Milan. I due club capitolini hanno vinto uno scudetto a testa, nel 1999-2000 e nel 2000-2001, poi è cominciata una lotta a tre che quest’anno verrà finalmente interrotta dal Napoli di Luciano Spalletti. Era ora, dopo 22 anni di monopolio a tinte biancorossonerazzurre. E’ vero, in Coppa Italia le cose sono andate un po’ meglio, con una bacheca più variegata che comprende otto squadre: Lazio, Parma, Fiorentina, Milan, Inter, Roma, Napoli e Juve. Ma non fatevi trarre in inganno. Le prime tre di questa lista, all’epoca dei loro trionfi, facevano parte delle cosiddette “sette sorelle”. I patron erano Sergio Cragnotti, Callisto Tanzi e Vittorio Cecchi Gori. Forse vi dicono qualcosa.

Guidolin e il Vicenza

Ma torniamo a noi. A quell’incredibile impresa del Vicenza di Guidolin. Un tecnico cresciuto nei campi di periferia, partito dal basso con la gavetta nel suo Giorgione. Le giovanili, poi la prima squadra in C2 e la retrocessione nei dilettanti. Lui, però, resta tra i professionisti. Allena Venezia, Fano, Empoli e Ravenna, con cui vince la C1 e sale in Serie B. Arriva la chiamata dell’Atalanta, in Serie A, ma l’esperienza dura pochi mesi. Dopo dieci partite Guidolin salta e viene esonerato. Non gli era mai successo prima ma quel piccolo inciampo, paradossalmente, si rivela la svolta di una carriera ricca di soddisfazioni e imprese. L’anno successivo, infatti, sbarca a Vicenza, in Serie B. Bingo.

E’ il 1994-95. Guidolin chiude al terzo posto e riporta i biancorossi in Serie A dopo 16 anni di attesa. Non pago centra il nono posto con 49 punti alle spalle delle “sette sorelle” e della Sampdoria, ottava a quota 52. Un miracolo che fa da preludio all’impresa della stagione successiva, destinata a restare per sempre nella storia. Il suo Vicenza, infatti, non solo si migliora in campionato chiudendo in ottava posizione con 47 punti ma alza al cielo la Coppa Italia al termine di un’incredibile cavalcata. La data che Guidolin e tutta Vicenza non dimenticheranno mai è il 29 maggio 1997.

La cavalcata verso la storia

La Coppa Italia, nel 1996-97, prevedeva l’ingresso delle squadre di Serie A a partire dal secondo turno a eliminazione diretta e una formula in stile FA Cup, con la ripetizione della gara in caso di pareggio. Il Vicenza pesca la Lucchese di bomber Rastelli, che timbra il cartellino pareggiando il vantaggio iniziale firmato da Maurizio Rossi mettendo paura ai biancorossi. A decidere la gara ci pensa “Jo Condor” Cornacchini, implacabile sotto porta. Non sarà l’ultima volta. Anche nel turno successivo è lui a regalare la qualificazione agli uomini di Guidolin nel replay match del “Menti” contro il Genoa, dopo l’1-1 dello stadio “Marassi”.

Dai quarti la formula cambia. Si gioca il doppio confronto andata e ritorno. E l’avversario è il Milan di Oscar Tabarez. La rosa rossonera è incredibile: ci sono, tra gli altri, Baggio, Weah, Savicevic, Albertini, Davids, Boban, Maldini, Panucci e Costacurta. Il destino del Vicenza sembra segnato, ineluttabile. Invece il Diavolo a “San Siro” scherza col fuoco e non va oltre all’1-1: al gol in avvio di Ambrosetti replica il “Divin Codino”, poi il 4-5-1 di Guidolin tiene botta fino al 90′. I biancorossi sentono odore di impresa e al “Menti”, due settimane più tardi, bloccano il Milan sullo 0-0. La semifinale è realtà.

Una data indimenticabile

Qui il Vicenza trova il Bologna di Renzo Ulivieri. Per la cronaca, i rossoblù chiuderanno la stagione al settimo posto in Serie A, proprio davanti alla squadra di Guidolin. Il Milan, eliminato ai quarti, finirà 11esimo. La sfida, infatti, si rivela più complicata e palpitante della precedente. L’andata del “Menti” la decide Murgita, con una zuccata delle sue su calcio piazzato. Al ritorno, però, il Bologna passa in vantaggio con Scapolo sul finire di primo tempo e gioca alla grande. I biancorossi sono alle corde ma quando tutto sembra apparecchiato per i supplementari l’ex Cornacchini (sì, sempre lui) si ritrova tutto solo a centro area e al volo, di sinistro, batte Antonioli. E’ il 25 febbraio 1997, il sogno del Vicenza può continuare.

Quasi tre mesi dopo si gioca la finale di andata. Al “San Paolo”, davanti a 66mila spettatori, il Napoli di Vincenzo Montefusco, subentrato a Gigi Simoni alla 29esima giornata, si impone per 1-0 grazie al gol di Pecchia. Ancora una volta per il Vicenza sembra finita. I favori del pronostico pendono dalla parte degli azzurri, che stanno vivendo una stagione difficilissima e si giocano tutto in Coppa Italia. Ma il 29 maggio 1997, in un “Menti” a dir poco gremito, il dio del pallone ha già deciso il finale della storia.

Al 21′ “Jimmy” Maini, pilastro di quel magico Vicenza, pareggia i conti con un tap-in ravvicinato dopo il miracolo di “Batman” Taglialatela sul suo precedente colpo di testa. Il Napoli sfiora la vittoria con un palo clamoroso di Caccia, che poi però si fa espellere. Ai supplementari il tempo scorre senza che il risultato si sblocchi poi, al 118′, Rossi piomba come un falco su una punizione deviata sul palo dal solito Taglialatela e fa 2-1. Il “Menti” esplode, impazzendo di gioia. Quasi non si accorge del 3-1 di Iannuzzi in contropiede, che chiude i giochi. Al triplice fischio il Vicenza può alzare la Coppa Italia. Un sogno. Ventisei anni dopo siamo ancora in attesa di un’altra impresa come questa. Ma l’Italia, del resto, non è un paese per le favole. 

Continua a leggere le notizie di OA Sport Calcio e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *