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Pasqua senza calcio: una tradizione tutta italiana. Ma all’estero…

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Victor Osimhen (© LaPresse)

La ventinovesima giornata di campionato si conclude con la sfida tra Lazio e Juventus iniziata in questi minuti. La Serie A in questo weekend ha lasciato intonsa la domenica per rispettare l’usanza del non giocare durante la domenica, spalmando dunque le partite tra venerdì e sabato. Un’usanza che va avanti da quarantacinque anni nel Bel Paese.

Perché in passato la Serie A ha anche giocato durante quella domenica. L’ultima volta risale al 26 marzo del lontano 1978, per la ventiquattresima giornata, sesta di ritorno, di quel campionato, che venne vinto dalla Juventus sul sorprendente Vicenza, che trascinato dai gol di Paolo Rossi arrivò secondo da neopromosso. Da allora però, non si è mai più giocato a Pasqua. A parte due sporadiche eccezioni.

Due eccezioni in 45 anni

Sono soltanto due le partite giocate nel giorno di Pasqua in questi 45 anni. Parliamo di Perugia-Inter 2-3 dell’11 aprile 2004 e di Reggina-Udinese 0-2 del 12 aprile 2009. Entrambe le partite vennero accompagnate da polemiche.

La prima venne disputata in quel giorno a causa degli impegni in Coppa Uefa dei neroazzurri. Umbria Radio, emittente dell’arcidiocesi, non trasmise il match, con il vescovo di Perugia che criticò la decisione di far giocare la sfida in quel giorno. Addirittura l’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli disse che ‘il Dio pallone ha il sopravvento su qualsiasi festa religiosa’.

Cinque anni dopo ci furono nuove critiche da parte dei vescovi, come da parte del portavoce Giorgio Constantino, che si espresse senza mezzi termini. “Giocare a Pasqua distrae la gente da quelli che sono i doveri del buon cristiano”, le sue parole appoggiate anche dalla guida spirituale della Reggina Giovanni Zampaglione.

Palla al centro negli altri campionati europei

Non esistono invece problemi tra calcio e religione negli altri grandi campionati. Due partite in Premier League, quattro in Liga, tre in Bundesliga e addirittura sette in Ligue 1. Un totale di sedici partite di grande calcio, tra un uovo di cioccolato ed un brindisi. Cosa che in Italia, vista la forte componente religiosa presente nel Paese, non sarà facile da rivedere.

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