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Serie A

Favolosa in Champions League, inguardabile in Serie A: l’Inter a due facce e i motivi delle differenze

In Europa è un passo dalla semifinale, in campionato può restare fuori dalle prime quattro: la differenza è tutta nella testa

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Lukaku e tutta l'Inter esultano contro il Benfica
L'esultanza dell'Inter dopo il del 2-0 contro il Benfica (©LaPresse)

I due lati della medaglia. Uno risplende di nerazzurro. E fa sognare squadra e tifosi in Europa. L’altro è opaco, quasi ingrigito. E fa tormentare squadra e tifosi in campionato. L’Inter di Simone Inzaghi è così, quest’anno. Prendere o lasciare. I tifosi prendono. Eccome se lo fanno. Ieri sera, al “Da Luz” di Lisbona, erano più di tremila. Al ritorno “San Siro” sarà gremito, stipato in ogni ordine di posto. Poco importa se al momento in Serie A si sta commettendo qualche inciampo di troppo. La Champions League, il trofeo più ambito, è una favola che va vissuta tutta d’un fiato. Senza indugio alcuno. Per risolvere l’enigma di questa Inter a due facce c’è tempo. E in fondo, a essere sinceri, se dovesse arrivare la “Coppa dalle grandi orecchie” non interesserebbe a nessuno.

Il motivo della differenza di prestazione della squadra di Inzaghi, tra l’altro, risiede tutto nella testa. La testa dei giocatori. Bravi, forse troppo, quelli nerazzurri. Incapaci di trovare le giuste motivazioni per affrontare le partite di campionato con la stessa attenzione con cui affrontano quelle di Champions. Onana, Bastoni, Brozovic, Barella, Lukaku e chi più ne ha più ne metta. In Europa il loro livello di gioco sale esponenzialmente. Solo così si spiegano i risultati così lontani, e così vicini, tra Serie A e coppa. Perché in effetti, a livello di prestazioni, i nerazzurri non hanno quasi mai demeritato. Ma gli episodi, che sono sempre determinati dalla concentrazione dei singoli, hanno girato solo in Champions. Chissà come mai…

Questione di leggerezza mentale

Lo stesso portiere (Onana) che in campionato si fa sorprendere da un cross di Candreva, con Porto e Benfica ha respinto di tutto. Lo stesso centrocampista (Barella) che in Serie A corricchia e si accende a sprazzi, al “Da Luz” è stato l’uomo ovunque dell’Inter segnando persino un gol di testa, lui che è tutto tranne che un gigante. Lo stesso centravanti (Lukaku) che tra Salerno ed Empoli ha sbagliato i gol più facili del mondo, tra ottavi e quarti si è rivelato freddo e decisivo. Differenze abissali di rendimento, che parlano da sole. L’attenzione ai dettagli e ai particolari che i giocatori dell’Inter mettono in Champions non è paragonabile a quella che offrono in campionato. Ma di certo non è qualcosa di voluto. E’ come un’inconsapevole leggerezza dell’essere. 

Un male, quello del diverso approccio tra campionato e coppe europee, che accomuna quasi tutti. Non a caso i doblete e i triplete si contano sulle dita di una mano. Per tenere il passo tra le due competizioni non bastano nemmeno rose sconfinate, composte da top player assoluti. Basta guardare cosa stanno combinando le otto squadre arrivate ai quarti di finale nei rispettivi campionati nazionali. Il Manchester City in Premier insegue l’Arsenal (fuori dall’Europa), il Real Madrid è dietro al Barcellona (fuori dall’Europa), il Milan è quarto davanti all’Inter. Del Chelsea meglio se non ne parliamo. Le uniche tre squadre che comandano la classifica sono Napoli, Benfica e Bayern Monaco. Beh, due di queste ieri le hanno prese di santa ragione.

Testa e cuore, ma anche gambe

Insomma, giocare bene sempre e comunque è difficile per tutti. Anche il Milan di Carlo Ancelotti, quello capace di alzare due volte la Champions sfiorando il tris con l’incredibile finale persa a Istanbul col Liverpool, faceva tantissima fatica in campionato. Ma d’altra parte l’Europa ti porta via tantissime energie mentali e fisiche. Inzaghi lo aveva detto alla vigilia: “Serve una partita di testa e cuore”. I suoi ragazzi ci hanno messo anche le gambe, logica conseguenza delle prime due. A tratti il Benfica, che di solito sembra andare al doppio degli avversari, è parso una squadra statica, incapace di arrivare prima sul pallone. Le stesse sensazioni che a volte regala l’Inter in Serie A. Dove servirà sicuramente qualcosa in più per non uscire dalle prime quattro. 

Quel qualcosa in più sta nelle motivazioni. Inzaghi, per chiudere al meglio la stagione, dovrà riuscire a convincere i suoi giocatori che ogni avversario è uguale. Sia che si tratti di Italia che di Europa. Di Empoli o Benfica. Di Salernitana o Real Madrid. La sua Inter dovrà mettere in campo la stessa attenzione, la stessa lucidità e voglia di arrivare prima sulla palla. E indovinate un po’ su cosa bisogna agire per far sì che ciò accada? Sulla testa. Già, sempre lei. Forse lo avevamo già detto.

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