Tutti hanno un posto sicuro. Un luogo dove poter trovare rifugio ogni qualvolta le pressioni esterne diventano eccessivamente presenti e soprattutto pressanti. C’è chi lo trova nella famiglia, chi negli amici…per Simone Inzaghi, invece, è la Champions League. Il tecnico dell’Inter, ogni qualvolta riesce a respirare un’aria diversa dalla Serie A, sembra essere in grado di rinascere e ritrovare la bussola: smarrita da diverso tempo in massima serie. Sarà che il solo odore del campionato lo destabilizza, sarà che le voci di un possibile esonero o di un “non futuro” con la Beneamata lo rendono nervoso, quando aumenta la posta in palio e soprattutto si parla di coppe, lui e i suoi uomini cambiano radicalmente atteggiamento.
Inzaghi e la sua Inter: in Champions League è un’altra storia
E non sono considerazioni basate sul puro pensiero, bensì su dati di fatto. Nel torneo dominato sin qui da uno straripante e galvanizzato Napoli, la sua Inter sembra dover reggere sulle spalle un pallone di proporzioni abnormi, simile a quello sorretto da Atlante. La dimostrazione? Sino alla scorsa gara giocata a Salerno e pareggiata, sono emersi tutti i problemi di una formazione abulica e poco spietata. Non a caso la posizione occupata è la quinta e fino alla fine della stagione sarà necessario lottare con le unghie e con i denti per accaparrarsi un posto nella massima competizione europea per club. A meno che i nerazzurri…non vincano il torneo.
Sì perché la squadra di Milano con il biscione sul petto, in Champions League sta dimostrando l’esatto contrario: di essere cinica e soprattutto spietata. Nella gara giocata ieri sera con il Benfica, valida per l’andata dei quarti di finale, Lukaku e compagni hanno fatto vedere a tutti di essere in corsa per un posto in semifinale e di essere pronti per una competizione di questo livello.
Seppur sia paradossale è così: l’Inter in Europa (e anche in Coppa Italia), passeggia, serena e sicura di poter arrivare in fondo. Sembra che Inzaghi e i nerazzurri, vogliano quasi evitare una lotta contro i mulini a vento: lo Scudetto non è più raggiungibile, quindi perché non gettarsi a capofitto su trofei ancora tangibili? Se dovesse essere realmente così, serve non mollare, nemmeno per un attimo, la presa.
Foto: LaPresse
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