Due rigori forse non fanno primavera, ma la Primavera quella vera è arrivata e sembra arrivata anche quella metaforica per Romelu Lukaku, che ha vissuto un inverno troppo lungo per lui e per l’Inter.
Romelu Lukaku torna in estate all’Inter ed è grande festa. Nei due anni in cui è stato all’Inter, tra il 2019 e il 2021, ha letteralmente dominato il campionato ed è stato l’uomo che ha fatto crescere tutta la squadra, giovani come Lautaro prima di tutto. In quei due anni per i nerazzurri è arrivata una finale di Europa League e uno scudetto. Quando Lukaku è partito per Londra, sponda Chelsea, l’Inter si è per forza di cose indebolita.
Il gol a Lecce
Rientrato in nerazzurro dopo un anno di incomprensioni al Chelsea, si pensava ripartisse da dove aveva lasciato e in effetti così è stato. Due minuti dopo l’inizio della prima partita dell’Inter a Lecce, Lukaku segna il primo gol nerazzurro della stagione. Ma questo bagliore iniziale è rimasto in pratica l’unico della sua stagione fino a una settimana fa.
Problemi vari in diverse parti del corpo, fisico che se non in grande forma e allenato alla perfeziona continua ad avere problemi, un Mondiale per il quale ha dovuto recuperare in fretta e giocato malissimo, aggravando alcuni problemi che aveva, hanno portato a una stagione in cui non abbiamo mai visto il vero Romelu Lukaku.
Due rigori per la rinascita
Ma questi due rigori, quello di martedì 4 aprile, alla fine della partita di andata della semifinale di Coppa Italia contro la Juventus e quello di ieri contro il Benfica in Champions League, possono cambiare di netto la stagione dell’Inter e di Lukaku stesso.
Se Romelu oggi è in forma, è il vero uomo in più per una squadra che troppi danno per debole, quando invece ha campioni affermati e decisivi nelle loro grandi Nazionali. Un Lukaku di nuovo Lukaku, anche in un solo mese di calcio può fare quello che non ha fatto in tutta la stagione fino a oggi, ovvero far vincere qualcosa all’Inter (vedi Coppa Italia), magari condurla in posti inimmaginabili (vedi Istanbul) e darle la certezza dei palcoscenici che contano anche per il prossimo anno (vedi qualificazione in Champions League). Poi, come detto anche da Marotta, molto probabilmente ci si saluta per non incontrarci mai più, ma almeno ci si lascia con un gran bel ricordo.
Foto: LaPresse
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