Per la rimonta serve Victor Osimhen. Il campo ha detto questo. Il Napoli, nel primo atto dei quarti di finale di Champions League contro il Milan, ha giocato meglio. Ha disputato la sua miglior partita stagionale contro i rossoneri. Ha controllato il pallone, ha dettato i ritmi, ha avuto tante occasioni per passare in vantaggio o per pareggiare. Ma alla fine ha perso. Il motivo è semplice. Mancava lui, Osi. L’uomo capace di segnare 25 reti in 28 partite, quasi uno ogni 90′, tra campionato (21) e coppa (4). L’attaccante che negli ottavi contro l’Eintracht Francoforte aveva fatto la differenza. Con la sua forza, la sua fisicità, il suo carisma. E soprattutto i suoi gol.
E’ mancato solo quello ieri sera al Napoli. Kvara ha sprecato in avvio, poi è salito in cattedra il solito Maignan. “Magic Mike” ha parato di tutto, dalle cannonate di Zielinski ai tiri ravvicinati di Di Lorenzo. Rivelandosi ancora una volta determinante per la sua squadra. Vero, il Milan è andato a un passo dal raddoppio con la traversa di Kjaer, che ancora trema. Ma francamente sarebbe stato troppo per quanto visto in campo. Gli azzurri, solidi e pericolosi anche in dieci uomini nei minuti finali, avrebbero meritato qualcosina di più. Per questo è giusto credere nel ribaltone.
L’effetto “Maradona”
Per riuscirci, martedì 18 aprile, oltre a Osimhen servirà l’affetto (e l’appoggio) del “Diego Armando Maradona”. Luciano Spalletti nel post partita è stato chiaro, lapalissiano: “Se al ritorno lo stadio non sarà con noi me ne vado”. Parole fortissime, come un pugno in faccia ai tifosi. Non tutti, sia chiaro, ma quelli che in campionato contro il Milan hanno protestato creando un clima surreale all’interno di quella che dovrebbe essere la casa dei sogni del Napoli. Il fortino attorno al quale coltivare le proprie speranze e farle diventare realtà. Ovvero titoli e trofei da festeggiare tutti insieme.
Già, perché se lo scudetto manca da 33 anni, la Champions è una favola inedita per il Napoli e i suoi tifosi, ancora tutta da scrivere. Nemmeno ai tempi del “Pibe” il club partenopeo ha vissuto certi capitoli della propria storia. La cavalcata di Di Lorenzo e compagni finora è stata esaltante quanto inaspettata. E questo la rende ancora più unica, quasi epica. Rovinare tutto sul più bello, per colpa di poche persone che tra l’altro dicono di amare il Napoli, in qualità di tifosi, sarebbe una follia. Per la remuntada serve l’effetto “Maradona”. Quello dei tempi belli, capace di mettere soggezione anche al Liverpool di Klopp.
Con Osi ma senza Kim e Anguissa
Con Osimhen in campo d’altra parte sarà tutta un’altra storia. Elmas da falso nove ha fatto quel che ha potuto. Il macedone si è mosso molto, e bene, cercando di dare pochi punti di riferimento. Ed è stato anche pericoloso di testa. Lozano ha limitato Hernandez ma si è visto poco in attacco. Kvaratskhelia, gol mangiato a parte, è stato il migliore del tridente, seminando spesso il panico a sinistra. Ma ha trovato in Calabria, e nei raddoppi di Diaz, Krunic e Tonali, pane per i suoi denti. Comunque affilati e pronti ad azzannare la difesa del Milan nella gara di ritorno con l’aiuto del centravanti nigeriano: lo stoccatore che è mancato ieri a “San Siro”.
Al rientro di Osi faranno da contraltare le assenze, pesanti, di Kim e Anguissa. Due pilastri dell’undici di Luciano Spalletti, capaci di regalare fisicità ed energia come nessun altro. I loro sostituti (probabilmente Jesus e Ndombele, anche se in mezzo c’è anche l’opzione Elmas mezzala) saranno chiamati a non farli rimpiangere, cosa che finora sono sempre riusciti a fare. Sul piano tattico, però, la vittoria dell’andata, seppur di misura, mette il Milan di Stefano Pioli nella miglior condizione possibile: attendere l’avversario per scatenare la velocità di Diaz e Leao in campo aperto. Il Napoli dovrà essere bravo a non cadere nell’ansia di volere ribaltare subito il risultato, altrimenti rischierà grosso. D’altronde, come dice il detto, “la fretta è cattiva consigliera”. E la calma è la virtù dei forti. Vedremo chi lo sarà di più.
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