Milan, Inter, Fiorentina, Juventus e Roma. Cinque squadre italiane su sei, in ordine di avvenuta qualificazione, alle semifinali europee. Tutte ad eccezione del Napoli, ma tra campani e Milan ovviamente solo uno avrebbe potuto passare il turno.
Si tratta, dunque, del massimo possibile, con l’aggiunta di avere già prenotato almeno un posto finale, quello che si contenderanno rossoneri e Inter nel derby di Milano in semifinale di Champions League.
Storia
Sebbene nessun’altra nazione in questa stagione possa vantare così tante formazioni (5 su 12, quasi il 50%) in semifinale, non si tratta in ogni caso di record storico: anche la Spagna, nel 2011-2012, ebbe cinque esponenti a questo punto dei tornei, ma con una percentuale più alta, dato che le competizioni allora erano solo due: Real Madrid e Barcellona in Champions, Atletico Madrid, Athletic Bilbao e Valencia in EL.
Movimento
Allora come oggi le squadre approdate al penultimo atto delle diverse competizioni continentali avevano uno stile differente tra loro, ma nel caso spagnolo coincise con l’affermazione di un modello di sviluppo del calcio preciso, partito da lontano che in qualche modo – al netto delle applicazioni tattiche delle prime squadre variegato – presupponeva un dna calcistico comune, a differenza di quanto accade oggi in Italia.
Illusione
L’errore sarebbe quello di invertire cause ed effetti: queste semifinali e le eventuali finali potranno avere un riflesso benefico sul ranking e quindi sulla possibilità di partecipare alle prossime rassegne europee aumentando introiti e quindi capacità di investimento. A patto che vengano incanalati nella giusta direzione. Il calcio italiano non ha una direzione di sistema chiara, ognuno procede secondo qualità e possibilità proprie.
Cammino
Le cinque formazioni semifinaliste sono il prodotto dell’incrocio di diversi fattori, a cominciare dalla benevolenza dei sorteggi sul tabellone. Senza contare che, se da un punto di vista tattico le distanze si stanno accorciando con le formazioni che non disputano i top-5 campionati, a livello tecnico il divario è ancora enorme.
Ambizione
Se da un lato l’Italia può sognare di ripetere quanto accaduto nel 1989/90 quando fu l’ultimo Paese ad aver vinto con i propri club le tre principali competizioni europee nella stessa stagione (Milan in Coppa dei Campioni, Juventus in Coppa UEFA e Sampdoria in Coppa delle Coppe), dall’altro deve costruire a partire da questo scenario e non autocompiacersi di un risultato che può essere un punto di partenza e che certamente non è un punto di arrivo.
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