E chi lo avrebbe mai detto? Sembra quasi una barzelletta ma è la realtà. Un italiano (nativo di Certaldo e dunque toscano), un nigeriano e un georgiano, stanno portando il Napoli in vetta. Oramai manca solo la matematica. Non in zona Champions, non al secondo posto, ma lì, nell’Olimpo della Serie A. L’ultimo a esserci riuscito era stato un argentino che con la palla tra i piedi danzava, ed era in grado di disegnare traiettorie impossibili da spiegare in qualsiasi tipo di schema di gioco. Ma si sa, come teorizzare un qualcosa che è andato sempre, in campo così come nella vita, fuori dagli schemi? Un qualcuno e un qualcosa ancora oggi rimasto al limite tra il terreno e il mistico?
Diego Armando Maradona è stato l’ultimo e l’unico, almeno per qualche altra settimana, a portare in cielo un popolo e una città intera. Di certo è stato il primo a far conoscere il sapore della vittoria, sconosciuto da quelle parti almeno sino al 1987. Lo ha fatto riassaporare nuovamente nel ’90, quel nettare dolcissimo sconosciuto per chi primo, in massima serie, non c’è mai stato. Sono passati trenta tre anni da quell’ultima volta ma adesso manca poco. Potrebbe trattarsi di una questione di giorni.
Il Napoli di Luciano Spalletti da agosto in poi ha iniziato una marcia inarrestabile, ai limiti della comprensione umana. Un dominio, quello dei partenopei, che non si è fermato solamente all’interno dei confini dello Stivale, ma che si è fatto notare per larghi tratti anche in Europa. Almeno sino a quando un arcigno e solido Milan, soprattutto in fase difensiva, ha sentito l’odore del sangue in una competizione vinta ben 7 volte, e ha dunque sbranato una preda che ha leggermente vacillato e non è mai riuscita a fuggire.
Meraviglia Napoli: gli interpreti
Nonostante l’amaro in bocca per la Champions League, il popolo napoletano, resta comunque ebbro di gioia e di piacere. L’annata che sta volgendo al termine è stata praticamente perfetta: sotto tutti i punti di vista. Partendo dalla porta. Alex Meret non ha sbagliato nulla: una stagione straordinaria e anche qui…chi lo avrebbe mai detto? Sino all’estate scorsa era in bilico il giocatore, poca personalità e tanti errori. Diciamo, volendo usare un eufemismo, che si è riscattato.
E la difesa? Via tutti i senatori tranne Mario Rui? Nessun problema. Ci sono capitan Di Lorenzo, Rrahmani e un sudcoreano a cui, ad agosto, probabilmente nessuno avrebbe dato una lira. E poi il centrocampo. I muscoli di Anguissa, l’estro di Zielinski e l’accuratezza di un giocatore che forse viene nominato troppe poche volte: stiamo parlando del cervello della squadra. Stanislav Lobotka.
Passiamo poi all’attacco. E qui probabilmente, troviamo gli uomini in grado di trainare con le proprie giocate e la propria personalità, il gruppo intero. Non c’è dubbio, in campo si scende in undici, ma all’interno di qualsiasi formazione c’è sempre qualcuno in grado di uscire fuori dal coro grazie a talento e tecnica sopraffini. Nell’87 e nel ’90 c’era Maradona, che alle gentili concessioni di Madre Natura aggiungeva anche una personalità fuori dal comune.
Ma nel 2022/23 ci sono Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen. I due sin da subito hanno costituito un duo che in massima serie non ha avuto eguali quest’anno. In termini di intesa soprattutto. 21 gol in Serie A per il nigeriano e 5 assist, 12 gol e 12 assist per il georgiano. Ma limitarsi a riportare solamente i numeri, sarebbe riduttivo. Hanno avuto sin da agosto, quel qualcosa in più che ha fatto tremare le gambe a ogni singolo avversario.
Infine non si può non nominare l’artista, il pittore, lo scultore, chiamatelo come volete, in grado di mettere su un’opera simile. Stiamo parlando di un uomo relegato sempre alla figura del secondo in tutto (tranne in Russia), che ha mostrato a tutti di che pasta è realmente fatto. Luciano Spalletti. Dalla panchina, passando per la società e i giocatori, questo Napoli, ha sempre dato l’impressione di essere un macchina perfetta.
Foto: LaPresse
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