Il momento è sempre più vicino. C’è soltanto da capire quale sarà il giorno preciso in cui la città di Napoli toccherà il paradiso per poter celebrare il terzo scudetto della sua storia. L’istante in cui la gioia di un intero popolo potrà traboccare dopo mesi di preparativi, in una stagione in cui, settimana dopo settimana, è cresciuta la consapevolezza di poter riassaporare una gioia lontana trentatré anni.
Da quando, all’ombra del Vesuvio, c’era un certo Diego Armando Maradona. Un colpaccio, quello del Presidente Corrado Ferlaino nell’estate del 1984, che portò in Campania un talento fuori scala, ma che a Barcellona era rimasto leggermente sopito per un motivo o per un altro. Sei anni e mezzo bellissimi, quelli dell’era del Diez in azzurro. I più brillanti della storia del Napoli, che nella sua storia era arrivata più volte vicino al colpaccio, ma senza mai concretizzarlo.
Ci è voluto Diego Armando Maradona per portare a Napoli i primi trofei ‘pesanti’ della storia azzurra. Due scudetti, una Coppa Uefa che impreziosirono finalmente la bacheca. Ma fu una gioia effimera, durata appunto sei anni e mezzo. Perché dalla fuga dell’argentino, le cose sono piano piano precipitate. Con la squadra che scivolava sempre più in basso, affogata dai debiti. Se la mesta retrocessione del 1998 sembrava il fondo, c’era possibilità di scavare. La derelitta gestione Ferlaino-Corbelli con annessa discesa in B nel 2001, il passaggio all’albergatore Salvatore Naldi non tenne in piedi la baracca, fino al fallimento del 2004.
E da lì è cominciata un’altra vita. Con la gestione dettata da Aurelio De Laurentiis, che piano piano ha costruito una società capace di poter rimanere sempre lì, nelle zone alte di classifica lanciando giocatori notevoli. Unica pecca, i trofei. Tre volte la Coppa Italia, una volta la Supercoppa Italiana, ma senza quella ciliegina sulla torta dello scudetto, sfiorato più volte.
Dopo l’anno dei 91 punti, il 2017/18, sembrava quasi impossibile poter ritoccare quelle vette. Invece è arrivata un’annata da sogno agli ordini di Luciano Spalletti, iniziata come stagione di transizione e invece rivelatasi un cammino trionfale in campionato. Con l’esplosione di talenti attesi, come Victor Osimhen, e un po’ sorprendenti, come Kim Min-jae e Kvicha Kvaratskhelia. E con un capitano, Giovanni Di Lorenzo, che ripercorre un po’ la crescita di questo Napoli, ripartito dal basso per diventare uno dei migliori terzini destri d’Europa. Alla fine sarà il numero 22 ad alzare il trofeo sotto il cielo azzurro. E Diego Armando Maradona, che vestì perfettamente il ruolo di leader di capopopolo partenopeo, vedrebbe nel terzino il suo miglior successore.
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