Massimiliano Allegri ha perso la testa. Mentre dall’altra parte dell’oceano un fenomeno come Giannis Antetokounmpo dava lezioni di sport a un giornalista che gli chiedeva se l’annata dei suoi Bucks dovesse considerarsi fallimentare, con una riflessione ficcante e intelligente al tempo stesso su cosa significhi lavorare per un obiettivo e sul sottile confine tra vittoria e sconfitta, senza offendere niente e nessuno, in Italia l’allenatore della Juventus prendeva a male parole lo staff e la dirigenza dell’Inter. Insulti e improperi vari, arrivati al termine della semifinale di ritorno che ha sancito l’eliminazione dei bianconeri dalla Coppa Italia. L’1-0 firmato Dimarco ha fatto svanire il primo traguardo inseguito dalla Vecchia Signora. Che ora, dopo una stagione davvero complicata ma che rischia di chiudersi senza trofei in bacheca, si interroga sul futuro della sua guida tecnica. La fiducia è a tempo. Ed è legata in gran parte alla semifinale di Europa Legaue.
I meriti del conte Max in questa annata maledetta, tra infortuni e casi giudiziari, sono indubbi. Senza Pogba, e con Bonucci, Chiesa e Di Maria a mezzo servizio, la Juventus è comunque terza in classifica a sette giornate dalla fine. Le probabilità di chiudere tra le prime quattro in campionato, dunque in zona Champions League, sono buone. Un risultato più che positivo, ottenuto lanciando tanti giovani (Fagioli, Miretti, Iling, Soulè, Barrenechea) e reggendo l’urto del -15, l’ormai arcinota penalizzazione prima data e poi tolta. Un fardello che ha sicuramente pesato sulla testa dei giocatori. E che continuerà a pesare fino al termine della stagione, viste le voci che girano sulla possibile esclusione dei bianconeri dalle coppe europee da parte dell’Uefa.
“Giochismo” e “risultatismo”
Di sicuro ha pesato sulla testa di Allegri. Che l’altra sera, a San Siro, ha dato in escandescenza superando il limite. Tutto parte dalla sua filosofia, da un modo di vivere lo sport che non lascia spazio al secondo posto. Nell’eterno dibattito tra “giochisti” e “risultatisti” l’allenatore livornese rientra di certo nella seconda categoria. Per lui prima viene il risultato, poi il bel gioco. Se ci sono entrambi bene, se non ci sono fa lo stesso. Basta e avanza la vittoria. Questa sua visione lo ha portato spesso a litigare con alcuni addetti ai lavori, in particolare con l’opinionista Daniele Adani, che nel corso degli ultimi anni lo hanno aspramente criticato per la sua incapacità di dare un’identità precisa e un gioco alla sue squadre (anzi, alla sua Juventus) nonostante avesse per le mani rose di alto livello.
Pareri con cui si può essere d’accordo o meno, e che Allegri ha ovviamente contestato facendo valere le sue ragioni. Del resto è stato proprio il suo “risultatismo” a indurre Andrea Agnelli a puntare nuovamente sul livornese dopo le parentesi di Maurizio Sarri e Andrea Pirlo. Due annate ritenute fallimentari dall’allora dirigenza bianconera, che aveva tentato invano di intraprendere la strada del “giochismo” per andare a caccia della Champions League, salvo poi fare un subitaneo passo indietro davanti alle prime difficoltà. Il problema è che la seconda avventura bianconera di Allegri, finora, non ha dato i frutti sperati. Né sul piano dei risultati, tanto meno su quello del gioco. I cinque scudetti consecutivi sono un lontano e ormai vago ricordo.
L’Europa League unica salvezza?
Dopo il quarto posto e la finale di Coppa Italia dell’anno scorso, la società bianconera si aspettava ben altro da questa stagione. Invece rischia di andare peggio. L’eliminazione nei gironi di Champions League brucia ancora. E parecchio. Anche per questo Allegri è finito sul banco degli imputati. Inevitabile, soprattutto quando alleni un club come la Juve abituato a vincere (quasi) sempre. Tra le principali accuse mosse al tecnico toscano c’è lo scarso rendimento di Vlahovic, arrivato a gennaio 2022 sacrificando Kulusevski a fronte di un investimento molto importante (70 milioni di euro). Possibile che con un centravanti di tale livello la sua Juve abbia problemi a trovare il gol? I bianconeri, ad oggi, sono il sesto attacco della Serie A con 47 reti in 31 gare. Ma in generale è una squadra che fatica a creare occasioni, troppo spesso poco pericolosa.
Non è un caso, dunque, che negli scorsi giorni sia uscita le voce su un possibile avvicendamento a fine stagione con Zinedine Zidane. Il francese vorrebbe tornare in pista e la sua prima opzione sarebbe la Juve. Con o senza Europa. Una pressione in più per Allegri che dopo le plusvalenze, i tanti infortuni e le critiche al suo gioco si è ritrovato con Zizou attaccato ai garretti, pronto a fargli le scarpe. Forse anche per questo ha perso le staffe dopo il triplice fischio di San Siro. Una reazione umana ma che avrebbe potuto (e dovuto) evitare. E ora la semifinale di Europa League contro il Siviglia, in programma l’11 e il 18 maggio, è diventata la sua unica ancora di salvezza. Se dovesse fallire anche lì chissà che non arrivi un esonero. Forse sarebbe troppo, per il conte Max. Ma del resto un conte non può mai perdere il suo aplomb. Se succede, può pagarla a caro prezzo.
Continua a leggere le notizie di OA Sport Calcio e segui la nostra pagina Facebook