L’impianto accusatorio regge. E la Juventus trema di nuovo. Dalle motivazioni del Collegio di Garanzia dello Sport del Coni non arrivano buone notizie per la Vecchia Signora. Il rischio penalizzazione è concreto, la classifica potrebbe subire ulteriori scossoni. Anche prima della fine del campionato, o subito dopo. L’Europa è in bilico, appesa a un filo. I punti da 15 potrebbero scendere a 9, come richiesto in un primo momento dalla Procura. Un’ipotesi, naturalmente. La certezza è che entro fine maggio la Corte d’Appello federale cercherà di chiudere la questione e arrivare a una nuova sentenza. Mentre il 4 giugno si disputerà l’ultimo turno della Serie A 2022-23.
L’obiettivo degli avvocati del club bianconero, giunti a questo punto, non può essere altro che limitare i danni. Di questo si tratta, visto che anche il Coni ha confermato la bontà del quadro probatorio istruito dal procuratore federale Giuseppe Chinè, riconoscendo al tempo stesso la legittimità del ricorso che aveva permesso di riaprire lo scorso gennaio il processo del caso plusvalenze e sopratutto la “voluta reiterata alterazione delle evidenze contabili per effetto di numerose plusvalenze i cui valori erano fittizi”. Quello che aveva portato ai 15 punti di penalizzazione in classifica della Juventus. Alla difesa, dunque, non resta che cercare di posticipare alla prossima stagione la nuova penalità, così da salvare l’Europa. Sempre che in seconda istanza non intervenga l’Uefa…
Il peso della responsabilità
Il nodo che ha fatto rinviare a fine maggio la sentenza definitiva, inducendo il Coni a rimandare il tutto alla Corte d’Appello federale, è la valutazione delle responsabilità sportive dei sette dirigenti senza delega coinvolti nella vicenda, tra cui spicca il nome di Pavel Nedved. Come ormai noto Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Maurizio Arrivabene e Federico Cherubini, membri del consiglio di amministrazione bianconero, sono stati condannati in via definitiva. Ma per gli altri è stata chiesta una nuova disamina alla Corte, visto che la penalizzazione di 15 punti è strettamente collegata al loro operato e non solo a quello dei dirigenti che all’epoca dei fatti erano ai vertici della Juve.
Tutto ruota intorno a questo dettaglio, perché il ruolo centrale dei quattro dirigenti apicali della Juve non è in dubbio. E questo comporterà una condanna anche per il club, che per legge risponde per responsabilità oggettiva al loro operato. In forma diretta, senza via d’uscita. Nessuno può sapere quanto abbia pesato il coinvolgimento degli altri sette dirigenti nel giudizio della Corte d’Appello: in caso abbia contato poco il -15 potrebbe tornare anche in toto, in caso contrario si dovrebbe arrivare a una penalizzazione in forma minore. Magari quel -9 richiesto da Chinè in prima istanza.
Nuova udienza a fine maggio
Il problema, sul fronte sportivo, è che anche con una penalizzazione ridotta la Juventus uscirebbe dalla zona Champions League. Quanto meno stando alla classifica di oggi. I punti di vantaggio sul Milan quinto della classe sono 5 (66 contro 61). A quattro giornate dalla fine diventa difficile pensare di aggiungere altre cinque lunghezze per allargare il divario e mettersi al riparo da eventuali sorprese, anche se lo scontro diretto in programma il 28 maggio potrebbe regalare una speranza. La nuova udienza, però, dovrebbe tenersi nell’ultima settimana di maggio. E la sentenza arriverà subito. Dunque è possibile che, vista l’entità delle accuse, la condanna punti volutamente all’esclusione dalle coppe europee. Senza dimenticare che al giudizio sul caso plusvalenze si aggiungerà presto quello sulla manovra stipendi. Chissà che i punti non diventino ancora di più.
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