Fino alla vittoria dello scudetto, il rapporto tra Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis sembrava idilliaco. Mai un problema espresso in pubblico, mai un disguido nelle dichiarazioni, appoggio totale. Poi lo scudetto ha svelato un problema, forse il solito problema del presidente del Napoli, ma anche uno dei motivi per cui lo ha portato alla vittoria.
Le questioni dell’astio sono più che altro formali. Prima di tutto una referenza di rispetto nell’estensione del contratto. Aurelio De Laurentiis poteva estendere di un anno il contratto a Spalletti e lo ha fatto. Spalletti però ha sollevato appunto un problema di forma: il presidente poteva sicuramente incontrarlo per prima di tutto parlarne e poi, dopo una vittoria del genere, magari aumentare gli emolumenti per il tecnico e i collaboratori.
Altra questione di forma sottolineata da Spalletti riguarda le prospettive per il futuro. La notte dello scudetto Aurelio De Laurentiis non ha usato mezze misure. Questa squadra ha vinto ma l’obiettivo è rivincere, ha detto e poi puntare al bersaglio ancora più grande: la Champions League.
Porre risultati così alti per tutti gli allenatori è come minimo una scocciatura da un punto di vista comunicativo. Far fronte alle interviste che chiederanno conto ogni singola volta di questo traguardo è stressante e complesso da gestire anche per gente come Guardiola, immaginiamo per un allenatore del Napoli.
Al di là delle questioni formali e di focus sugli obiettivi, c’è poi una questione di fondo che riguarda questa squadra e anche le mire spallettiane. Da come si è capito alcuni pezzi di questa squadra/società potrebbero andare via, semplicemente perché ci sono club che offrono molto di più. È semplicemente il mercato e bisogna starci.
Per Spalletti da una parte il mercato toglie, perché se resta a Napoli vedrà partire dirigenti e giocatori che lo hanno aiutato a vincere e da una parte potrebbe dare, perché con il gioco espresso in Champions League e in serie A è quasi ovvio un occhio di bue puntato sulla sua persona venire dall’Inghilterra.
Mettere insieme queste due possibilità, porta con sé quel problema sostanziale nel rapporto Spalletti-De Laurentiis di cui le questioni di forma sono solo la superficie.
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