L’Inter ha un’anima italiana. E vede la finale di Champions League. Per la gioia dei tifosi nerazzurri e del commissario tecnico della Nazionale, Roberto Mancini. Già, perché vedere Acerbi, Bastoni, Darmian, Dimarco e Barella giocare partite come quella di ieri sera a San Siro, con enormi pressioni addosso, nella coppa per club più importante d’Europa, non può che far sorridere anche il Ct. Che da sempre si lamenta della disabitudine dei suoi ragazzi ad affrontare sfide di altissimo livello. Quelle sotto i riflettori, sul grande palcoscenico della Champions, contro il meglio del calcio mondiale. E delle conseguenti difficoltà che incontrano quando indossano la maglia dell’Italia e si ritrovano di fronte avversari abituati a farlo.
La Champions per crescere
Vero, il Milan non è un top club europeo. Ma un euroderby che vale la finale non è una partita come le altre. Giocarla è più difficile. E ti fa crescere come giocatore. Sia se vinci, sia de perdi. Per di più l’Inter quest’anno non è la prima volta che affronta sfide di un certo tipo. Nel girone di qualificazione ha dovuto vedersela con il Bayern Monaco e il Barcellona, due corazzate del calcio mondiale. Con i tedeschi è andata male sia all’andata che al ritorno. Ma contro gli spagnoli sono arrivate due prestazioni di livello assoluto, che hanno portato ad altrettanti risultati di grande prestigio: 3-3 al Camp Nou, vittoria a San Siro per 1-0. Quattro partite che, a prescindere da tutto, hanno dato modo ai nerazzurri di crescere. Tutti, nessuno escluso.
Anche le sfide in “salsa portoghese” degli ottavi e dei quarti di finale non vanno sottovalutate. Il Dragao e il Da Luz sono due stadi che mettono paura. Campi caldi, sui quali è sempre difficile giocare, capaci di mettere grande pressione addosso ai giocatori grazie al calore del loro pubblico. Ecco perché le vittorie con Porto e Benfica, seppur baciate da una buona dose di fortuna, hanno un grande significato. La crescita di una squadra passa anche da prove di maturità come queste. Così come la crescita dei singoli giocatori. E Inzaghi lo sa bene.
Uno zoccolo duro ner…azzurro
Una buona notizia anche per Roberto Mancini, perché l’Inter poggia su uno zoccolo duro composto da quattro italiani: Darmian, Acerbi, Bastoni, Dimarco e Barella. Tre difensori, un esterno a tutta fascia e un centrocampista. Il primo è una delle più liete sorprese della stagione nerazzurra. Complice il prematuro addio di Skriniar, l’ex Milan e Torino si è guadagnato pian piano i galloni di titolarissimo sul centrodestra della consueta difesa a tre di Inzaghi. Un ruolo che gli calza a pennello. Lui che nasce terzino può infatti sfruttare la sua capacità di spinta in fase di costruzione, diventando determinante sui due lati del campo.
Discorso diverso per gli altri quattro protagonisti. Se Acerbi è una certezza e fidato scudiero di Inzaghi da qualche anno, prima con la Lazio e ora con l’Inter, Bastoni sta crescendo esponenzialmente. L’ex Atalanta ha un valore di mercato altissimo (55 milioni di euro) nonostante la sua giovane età (24 anni, è un classe 1999). Forte in impostazione e in marcatura, deve solo trovare più continuità. Ma ormai lo si può considerare a pieno diritto il miglior centrale difensivo del giro azzurro. Dimarco è alla stagione della definitiva consacrazione. Quest’anno ha spinto come un ossesso sull’out di sinistra, mettendo in mostra una qualità da far invidia a mezza Europa. Uno così, in un centrocampo a 5, fa davvero paura. Su Barella, invece, c’è poco da dire. E’ un punto fermo della Nazionale azzurra ormai da anni. E pare pronto per qualsiasi palcoscenico.
Un’ultima riflessione, semmai, la possiamo fare sul fronte tattico. Perché viste le difficoltà incontrate dall’Italia di Mancini contro Inghilterra e Malta adottando il 4-3-3, la crescita dello zoccolo duro interista potrebbe dare ulteriore spinta verso il cambiamento. Oggi, forse, il 3-5-2 e il 3-4-1-2 sarebbero moduli più adatti alle caratteristiche dei cosiddetti azzurrabili. Anche perché tante squadre di Serie A utilizzano questo sistema di gioco. Soprattutto quelle che forniscono più giocatori alla Nazionale (Atalanta, Roma e Juventus, oltre all’Inter). A tal proposito, un pensiero, sarebbe giusto farlo.
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