Quanto può essere complicato arrivare su una panchina ancora rovente e approdare in una squadra tornata a trionfare dopo 11 lunghissimi anni di digiuno in Italia? Tutto è iniziato il 3 giugno del 2021, quasi due anni fa, quando Simone Inzaghi venne ufficialmente presentato come nuovo allenatore dell’Inter. Una scelta complessa, una nuova avventura tortuosa e iniziata sin da subito in salita tra cessioni eccellenti e obiettivi, oltre che aspettative, da raggiunger e rispettare. Ma l’impressione è stata sempre la stessa: la voglia di mettersi in gioco ha sempre predominato su qualsiasi altra emozione.
SIMONE INZAGHI E L’INTER POST “CONTIANA”
E così il nuovo mister dei nerazzurri con lo zaino in spalla, ha intrapreso una via complessa che ha portato alla costruzione della sua nuova Inter. Orfano di giocatori protagonisti nella cavalcata vincente architetta da Antonio Conte durante la stagione precedente. Su tutti Romelu Lukaku e Achraf Hakimi: ma il tecnico piacentino non si è tirato indietro. E il primo anno la sua squadra ha risposto presente.
Nessuno, nonostante il tricolore sul petto, avrebbe potuto immaginare un campionato combattuto e conteso sino alla fine con l’altra squadra di Milano, quella che si trova sull’altra sponda del Naviglio. 86 punti per il Milan, 84 per i nerazzurri alla fine della corsa. Non male, specialmente se si contano due nuovi trofei in bacheca: la Coppa Italia e la Supercoppa italiana.
DAL POSSIBILE ESONERO…
Altro giro altra corsa. Preparazione estiva in vista della nuova stagione, quella attuale, e difficoltà aumentata. Durante l’annata 2022/23, però, l’Inter ha seriamente barcollato a differenza di quella precedente, e lo ha fatto molto spesso…ma non in Europa. In massima serie, quando ci troviamo a quattro giornate dalla fine, i punti conquistati sono 63 (9 in meno rispetto al precedente campionato) e la posizione occupata è la quarta (contro la seconda del 2021/22). L’involuzione rispetto a un anno fa, in territorio nazionale, è evidente. Nessuno lo mette in dubbio,
Nonostante la seconda Supercoppa conquistata in due anni, l’incostanza ha fatto da padrona a Lautaro Martinez e compagni e il primo soggetto ad essere stato attaccato è stato proprio il mister. Inoltre Simone Inzaghi non è mai stato ricordato per prese di posizioni evidenti o discorsi in grado di infiammare gli animi. L’orazione non è una dote che rientra tra le sue corde: e la commistione di risultati poco entusiasmanti e conferenze a tratti prive di foga agonistica, hanno portato la dirigenza interista a pensare male. Un’idea fissa che, fino a qualche settimana fa, sembrava dovesse diventare realtà: la fine del matrimonio tra Simone Inzaghi e l’Inter.
…ALLA FINALE DI CHAMPIONS?
Poi però un lampo, una scintilla, una di quelle che arriva quando meno te lo aspetti, generata da chi non parla molto ma preferisce lavorare a testa bassa contro qualsiasi critica. Prima il Porto, poi il Benfica e ora…il Milan, in attesa del ritorno. Due vittime portoghesi, una dietro l’altra, e gli uomini di Pioli come prossimo obiettivo. Una semifinale di andata di Champions League perfetta. Sbloccata e ammazzata subito, prima con Dzeko e poi con Mkhitaryan. Uno 0-2 che lascia ben sperare e vede l’Inter in vantaggio per un possibile ritorno in finale…un risultato insperato a inizio stagione.
E negli ultimi giorni, nelle ultime ore, negli ultimi istanti, tutto è cambiato. Ora Simone Inzaghi e l’Inter, quasi certamente, proseguiranno ancora assieme, anche il prossimo anno. Una nuova impronta quella data dal piacentino alla sua Beneamata: quella europea. Nemmeno Antonio Conte il grande, volendo usare un epiteto, c’era riuscito. Da panchina traballante a prosieguo assieme. E la voglia in casa Inter, inutile nascondersi, è quella di tornare sul tetto d’Europa…chissà. Bisogna solamente attendere.
Foto: LaPresse
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