Quando l’arbitro mette la palla sul dischetto di centrocampo e fischia l’inizio non c’è un padrone o un vincitore già designato. Si parte alla pari, dallo 0-0. E può accadere di tutto. E’ questo il bello del calcio e più in generale dello sport. A Istanbul, il prossimo 10 giugno, sarà uguale. L’Inter avrà le stesse identiche possibilità di vincere la Champions League di chi la raggiungerà in finale tra Real Madrid e Manchester City. Non una di meno. I valori delle tre squadre sono diversi, è chiaro. E se azzardiamo un pronostico i nerazzurri partono sfavoriti. I Blancos e gli Skyblues hanno rose di livello assoluto, annoverano alcuni tra i giocatori più forti al mondo: Vinicius, Modric, De Bruyne e Haaland su tutti. Ma anche l’Inter non scherza. E ora che è lì e può sognare non vuole più aprire gli occhi.
Simone Inzaghi a domanda diretta ha sgranato gli occhi e ha fatto un balzo su due piedi: “Se crediamo di poter vincere la Champions? Beh, siamo in finale e ce la giocheremo”. Ci mancherebbe altro. Il cammino della Beneamata è stato favoloso, quasi perfetto. Finora solo la corazzata Bayern Monaco è riuscita a battere i nerazzurri in Europa: un doppio 2-0 tra andata e ritorno che non ha scalfito le certezze dell’Inter. Inzaghi, che nelle sfide a eliminazione diretta si è dimostrato strepitoso, ha plasmato un gruppo che sa esaltarsi nelle grandi occasioni. E fa paura a tutti. Probabilmente anche a Real e City.
Il cammino nerazzurro
Se l’Inter ha zoppicato in campionato, così non è stato in Champions. In Europa i nerazzurri hanno sempre dato il meglio di loro stessi. Soprattutto contro le nobili del calcio europeo: vittoria di misura a San Siro contro il Barcellona e 3-3 al Nou Camp con impresa sfiorata al 90′ nel girone di qualificazione (ricordate il match ball sprecato da Asllani a tu per tu con Ter Stegen?), successi esterni e pareggi interni nei due doppi confronti con Porto e Benfica tra ottavi e quarti di finale. Ma soprattutto ha vinto il suo primo euroderby superando il Milan sia all’andata che al ritorno. Una prova di forza impressionante, anche se il Diavolo è apparso intimorito e ha pagato lo scotto dell’emozione contro una squadra più abituata ai grandi palcoscenici. Soprattutto nel primo derby.
La finale sarà dunque la prova del nove per i ragazzi di Inzaghi. E per l’allenatore stesso, che le partite da dentro o fuori di solito le porta a casa: l’unico a batterlo, per ora, è stato Jurgen Klopp con il Liverpool negli ottavi dell’anno scorso. Tra l’altro soffrendo parecchio, perché dopo il successo per 2-0 a San Siro i Reds persero in casa 1-0. Ma una finale di Champions è diversa. Lo stress e la pressione sono alle stelle. Inzaghi, in parte, ci è abituato. Nel corso della stagione è stato messo più volte in discussione, finendo sulla graticola dei media italiani. Ha saputo gestire alla grande la situazione, traendo energia anche dalle critiche. Che ora, vincendo la Champions, non farebbero altro che tramutarsi in elogi. Non è normale ma funziona così.
Real o City, serve la partita perfetta
Il trionfo in Champions League nella Milano nerazzurra manca dal 2010. Se Inzaghi centrasse questa favolosa impresa l’Inter alzerebbe la sua quarta “Coppa dalle grandi orecchie”. Già, perché a prescindere dall’avversario che si ritroverà di fronte di impresa si tratterebbe. Real Madrid e Manchester City sono due top club del calcio europeo. Due realtà che sembrano avere riserve infinite di euro quando fanno mercato (alla faccia del Fair Play Finanziario dell’Uefa) e che possono permettersi organici pieni di campioni: la rosa del Real ad oggi vale oltre 800 milioni di euro mentre quella del City supera il miliardo. La famiglia Zhang, al contrario, sta attraversando un periodo complicato e l’Inter ne ha chiaramente risentito. Non a caso l’organico nerazzurro vale poco meno di 550 milioni di euro.
Nonostante questo Marotta e Ausilio hanno costruito un gruppo capace di arrivare fino in fondo in Champions. Con un po’ di fortuna, perché in alcune occasioni la dea bendata ci ha messo del suo (vedi Porto e Benfica). Ma i meriti di dirigenza e squadra sono indubbi. Ora serve l’ultimo passo. Quello decisivo. Se sarà Real, Inzaghi sa già cosa si ritroverà davanti: il 4-3-3 di Carlo Ancelotti e il peso della storia, con 14 Coppe dei Campioni vinte e un’abitudine a certi palcoscenici che darà ai Blancos un grande vantaggio. Se sarà City, invece, dovrà fare i conti con l’inventiva di Guardiola, che potrebbe studiare qualcosa in funzione del 3-5-2 nerazzurro, e con la voglia di De Bruyne e compagni di togliersi la “scimmia” di dosso: a Manchester tutti attendono la prima Champions e con Haaland là davanti sperano che il momento sia finalmente arrivato. Al fischio d’inizio, però, sarà 0-0. E l’Inter vuole continuare a sognare. Con le parate di Onana, la grinta di Barella e i gol di Martinez. E la forza di un gruppo che vuole andare oltre il talento dei singoli.
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