Calma e sangue freddo. E’ quello che serve all’Italia per ripartire. Il momento è difficile, tra i più complicati della centenaria storia azzurra. Ma farsi prendere dall’isterismo collettivo non servirebbe a nulla. I problemi ci sono e vanno affrontati. Di petto, senza fare drammi. Facendo un bel respiro e ragionando sul da farsi. Sia a Coverciano che dietro le quinte. Sta a noi addetti ai lavori valutare con attenzione cosa funziona e cosa invece va migliorato. Noi che abbiamo il vantaggio, più unico che raro, di poter seguire una squadra per cui tifiamo senza l’ansia di dover fare risultato. Perché tutti tifano e amano l’Italia, anche il Ct e lo staff tecnico che lavorano quotidianamente per i colori azzurri. Loro, però, hanno un compito gravoso: devono vincere. Devono portare a casa risultati. A noi non cambia nulla. Ci disperiamo un po’, certo, ma poi il giorno dopo scriviamo di altro. E andiamo avanti.
Ecco perché dopo le scoppole rimediate da Inghilterra e Spagna tra qualificazioni a Euro 2024 e Nations League non dobbiamo farci prendere dall’ansia. Lasciamo i giudizi che sanno di sentenze ai tifosi e cerchiamo di fare un’analisi oggettiva che sia d’aiuto a un movimento sportivo che – non dimentichiamolo mai – è patrimonio di tutti. Anzi, di tutta l’Italia. La nostra analisi parte da qui. E cerca di fare chiarezza su quali possano essere le soluzioni per sopperire alle attuali lacune del gruppo azzurro. Che ci sono e non si possono non sottolineare. Nascondersi dietro a un dito non farebbe bene a nessuno.
Il nulla dietro a Immobile
Il vero problema del calcio italiano, ad oggi, è la mancanza di un centravanti. Dietro a Immobile, che resta un attaccante di livello internazionale nonostante le critiche ricevute – spesso ingiuste se analizziamo il gioco dell’Italia di Roberto Mancini e lo confrontiamo alle caratteristiche del numero 9 laziale -, non si intravedono bomber in grado di prenderne il testimone. Le uniche alternative emerse in questi ultimi anni sono Scamacca, Retegui e Raspadori. E solo l’ultimo dei tre sembra avere talento e numeri per diventare un grandissimo. Gli altri due, al momento, devono dimostrare ancora tanto. Forse troppo. Tra i giovani, invece, Pellegri e Kean si sono un po’ persi dopo un avvio promettente mentre Colombo è acerbo. La lista finisce qui.
Di contro l’Italia in questo momento ha tanto talento – più o meno giovane – in mezzo al campo e sulla trequarti. Il problema è che bisogna iniziare a dare spazio a questo talento. E a ragionare su un modulo che possa esaltarlo. Mancini, dopo la sconfitta contro la Spagna, ha fatto autocritica affermando di aver sbagliato sistema di gioco. Peccato che il 3-5-2, stando a quanto emerge dalla nostra Serie A, sia la soluzione più adatta per gli interpreti a disposizione del Ct. Le squadre che forniscono la maggior parte dei calciatori alla Nazionale – Atalanta, Roma, Juventus e Inter – giocano tutte in questo modo. Per di più i giovani italiani emergenti sarebbero perfetti per questo sistema di gioco. O meglio ancora, sarebbero perfetti per il 3-4-1-2.
Dentro Baldanzi, largo alla classe
Già, il sistema di gioco ideale – numeri alla mano – sarebbe questo: il 3-4-1-2. Con questo modulo l’Italia potrebbe sfruttare la difesa a 3 dell’Inter al gran completo – Darmian, Acerbi e Bastoni – magari impreziosita da Mancini e Scalvini, due ragazzi che danno ampie garanzie. Il secondo, in particolare, è il futuro insieme a Bastoni. Ma anche Romagnoli e Casale, scartati dal Ct per la Nations League, potrebbero tornare utili. In mezzo la lista dei giocatori è infinita: Barella, Frattesi, Tonali, Cristante, Verratti, Ricci, Rovella, Fagioli e Miretti sono tutti adatti per giocare anche in un centrocampo a due. Senza dimenticare Casadei, un ragazzo che sembra avere numeri da predestinato. Come trequartista, poi, Mancini potrebbe scegliere tra Zaccagni e Baldanzi – in attesa di Pafundi -, entrambi in grado di fare la differenza tra le linee.
Sugli esterni l’Italia avrebbe tantissime opzioni, anche se per la gran parte concentrate sulla sinistra: Dimarco, Parisi e Udogie – che ha fisico e tecnica anche per giocare da braccetto nei 3 dietro – sono un trio da paura, Di Lorenzo e Spinazzola – quando sta bene – due garanzie. E se guardiamo al campionato Ciurria si meriterebbe ampiamente una chance, perché nonostante sia arrivato tardi in Serie A sembra avere gambe e testa da grande calciatore. Ed è questo forse il punto: al di là dei giovani, è giunto il tempo di dare credito a quello che si vede sul campo domenica dopo domenica. La riconoscenza, in un momento difficile come questo, può costare cara. Serve coraggio. Serve una sterzata verso moduli e interpreti nuovi. Aspettando che i giovani già emersi esplodano definitivamente. E al tempo stesso sperando che quelli che ancora non hanno assaggiato la prima squadra, ma nelle giovanili stanno facendo benissimo – vedi Tommaso Ravaglioli (2006) del Bologna e Francesco Camarda (2008) del Milan -, lo facciano presto.
Un’ultima cosa. Smettiamola di dire che in Serie A giocano solo stranieri e negli altri campionati no. Sono leggende, basta guardare i numeri di Transfermarkt. Le percentuali sono molto simili. Dipende tutto dal coraggio. Quello messo in mostra dall’Under 20 di Carmine Nunziata, che è arrivata in fondo a un Mondiale andando a pressare alte squadre come Brasile e Inghilterra. Solo così l’Italia può venire fuori dalla melma in cui si ritrova. Con scelte coraggiose e un gioco coraggioso. Il resto sono solo chiacchiere da bar. E vincere al bar è più facile che farlo su un campo da calcio.
L’ITALIA DA CUI RIPARTIRE
ITALIA (3-4-1-2): Donnarumma; Scalvini, Bastoni, Udogie; Di Lorenzo, Barella, Tonali, Dimarco; Baldanzi; Raspadori, Immobile.
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