“Sono in condizioni fisiche inaccettabili per scendere in campo adesso”, le parole di Fabio Quagliarella pesano come un macigno: il bomber ha dato l’addio al calcio giocato all’età di 40 anni.
Ma se è vero che in quella fase della vita – volente o nolente – il ritiro è vicino è altrettanto giusto quando si parla dell’attaccante classe 1983 dire che, nell’arco della sua carriera, è stato troppo spesso sottovalutato.
Si, perchè Fabio Quagliarella ha avuto delle caratteristiche uniche. Ha mostrato dei lampi irripetibili nella costruzione delle sue reti “belle e impossibili”. Ha fatto vedere una balistica rara, una capacità di coordinarsi per colpire in acrobazia seconda a pochi e poi ha esaltato i suoi tanti tifosi, visto l’alto numero di maglie che ha cambiato in carriera, a suon di gol.
Alla fine il suo score nella massima serie dirà 556 presenze e 182 gol, condite anche da 53 assist. Una rete ogni 209 minuti di media. E’ vero, non stiamo parlando propriamente di un bomber da area di rigore, ma nel calcio odierno, dove tante squadre sono alla caccia disperata, spesso non coronata, di una punta vera, Quagliarella avrebbe fatto molto comodo.
Ad esempio alla nazionale, che in Kean e Scamacca non riesce a vedere e trovare quella “prima punta grossa” ideale per il 4-3-3 di Spalletti, il quale infatti si sta affidando principalmente a Giacomo Raspadori nel ruolo di “falso nueve”.
Ecco Quagliarella è stato di più: è stato un falso nueve con ottimo fisico, per la sua capacità di venire incontro a giocare e poi comunque farsi trovare in zona offensiva.
L’augurio quindi che si può fare a Giacomo Raspadori in vista dei prossimi mesi è quello di andare a ricalcare un po’ il percorso di Fabio Quagliarella diventando magari per lui, non in maniera sottovalutata, un riferimento a livello italiano e internazionale esplodendo a Euro2024 con gol incredibili e inaspettati, come quelle istantanee domenicali che spesso ha saputo regalare il “Masaniello” di Castellamare di Stabia.
Foto: Lapressse
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