L’Italia si lecca le ferite dopo Euro 2024. Un’avventura con pochissimi acuti, chiusa mestamente con una magra figura negli ottavi di finale contro la Svizzera. Rimane lo specchio del nostro campionato, che parla sempre meno la lingua di Dante, per una tendenza che è sempre più preponderante.
Basta un dato: nelle venti squadre di massima serie la presenza totale degli italiani è del 37%. La squadra meno italiana della massima serie è l’Udinese, con 30 calciatori su 35 nati al di fuori della Penisola, a differenza del Monza che vantava il 65,6% di possibili convocati in Nazionale.
Ma forse il problema più grande è la percentuale di italiani nelle grandi squadre. La migliore è la Juventus, che a settembre ne schierava esattamente il 50%v(12/24, con la Lazio alle spoalle con il 42% e l’Inter campione con il 36%. Poco meglio del Napoli, con il 34,7% di azzurri, e addirittura il Milan presentava a referto solo sette italiani su ventotto, il 25%.
Una tendenza che, a dir la verità, è sempre più in espansione nei grandi campionati europei dalla sentenza Bosman. In Serie A il numero di calciatori non italiani è aumentato del 417% negli ultimi trent’anni, con un netto incremento dalla sentenza Bosman. Dal 2015/16 nel nostro campionato si è superato il 50% degli stranieri come tesserati: bisogna invertire la tendenza per tornare a sfornare talento.
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