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La Nazionale interessa ancora a qualcuno? Sembra sempre più un fastidio per i club, ma l’affetto degli italiani…

Italia / LaPresse

Ci lecchiamo le ferite dopo la brutta figura agli Europei. Una sconfitta netta e pesante con la Svizzera, che non ha fatto altro che rilanciare il solito discorso: l’Italia è povera di talento. Bisognerebbe invece spostare il focus su un altro dettaglio. Ma la Nazionale interessa ancora in generale?

Un discorso annoso, di cui c’è traccia da almeno trent’anni: i club sono infastiditi dai continui impegni delle Nazionali, che interrompono almeno per tre volte il ‘flusso’ stagionale, e rischiano di farsi male. Una storia vecchia come il mondo, e nemmeno in Italia, e con gli italiani, si fa eccezione.

Una decina di anni fa Antonio Conte, che da poco era diventato commissario tecnico, parlò di un certo ‘fastidio’ da parte dei club nel mandare i calciatori in Nazionale. Per le solite paure, o anche per ritrovarsi stanchi dei giocatori importanti per la prossima partita. La situazione non è cambiata di molto, anche se al momento il bacino non si è ampliato.

L’amore per la Nazionale da parte del tifo rimane immutato nonostante tutto. Si sono vissuti gli anni più difficili  dell’intera storia azzurra con l’assenza da due Mondiali, ma il cuore degli appassionati è sempre lì con loro. Ci sarà bisogno di ricostruire, per l’ennesima volta, un rapporto che tra Coverciano e i club, che puntano sempre meno su chi è nato nella Penisola, è sempre più logoro.

Con qualche riforma sportiva. E anche più coraggio da parte dei club, lanciando ragazzi che mostrano di essere subito pronti per giocare con i grandi, senza timore di bruciarli avanti ad un pubblico che, al solito, si mostra sempre esigente. Florian Wirtz e Lamine Yamal, per dirne due, arrivano a certi livelli per il grande talento, ma poi sbocciano dopo essere stati coltivati diventando capaci di fare la differenza. Senza la paura di bruciarli.

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