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Perché l’Italia si distingue con le Nazionali giovanili e poi stecca tra i grandi? La vittoria degli U17 e le speranze degli U19

Francesco Camarda
Camarda / IPA Agency

Tiene ancora banco la magra figura agli Europei dell’Italia di Luciano Spalletti. Ormai è da tempo che la nostra Nazionale si ritrova non più al centro del calcio europeo e mondiale, con il torneo del 2021 che appare più come una bellissima parentesi che come un punto da cui ripartire. Ma intanto però, le selezioni giovanili continuano a fare incetta di risultati.

Anche quest’estate un gruppo di ragazzi in rampa di lancio è riuscito a togliersi una enorme soddisfazione con il successo nell’Europeo Under 17. E c’è anche un punto d’unione con l’Under 19 ora impegnata nella competizione di categoria: parliamo di Francesco Camarda, che il prossimo anno sarà con tutta probabilità impiegato nel Milan Futuro in Serie C.

Altro giocatore che appare ormai in rampa di lancio per giocarsela in discreti palcoscenici è Simone Pafundi. I mesi al Losanna sono serviti per avere un primo approccio con la prima squadra, ora però ha bisogno di giocarsi le proprie carte. Ma i vari Chiarodia, Bartesaghi, Lipani, Zeroli e Ciammaglichella appaiono ormai pronti per sgomitare tra i grandi.

E invece, questo non avviene. Esiste ancora in Italia quel muro invisibile sul non dare fiducia a calciatori giovani, seppur di talento, scegliendo di schierarli soltanto nel caso in cui si rivelassero solo ‘prontissimi’, e incapaci a sbagliare. Ma per un ragazzo sbagliare è la prassi, è quasi obbligatorio. Un corto circuito che non ti permette così di poter coltivare dei fiori potenzialmente bellissimi, ma che rischiano di rimanere rinchiusi nelle serre di nome Primavera, che dalla prossima stagione alzeranno anche l’età fino all’Under 20.

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