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Il nuovo modulo di Spalletti in Nazionale sta avendo ripercussioni sulla Serie A?

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Luciano Spalletti
Spalletti / LaPresse

Dieci anni fa, chi utilizzava la difesa a tre veniva catalogato immediatamente come un tecnico difensivista, catenacciaro e poco coraggioso. Di questi tempi, uno schieramento del genere è invece quasi la prerogativa di ogni squadra. Ovviamente è cambiata la concezione con il quale ci si affida a questo modulo: con l’introduzione della marcatura a uomo a campo aperto, dei braccetti “volanti” e degli esterni a tutta fascia, la difesa a tre non è più fonte di critica, ma al contrario ne viene apprezzata la sua “nuova” struttura.

Non è un caso che anche il tecnico della Nazionale, Luciano Spalletti, abbia deciso di affidarsi a questo modulo. Bocciata all’Europeo, la difesa a tre invece negli ultimi impegni dell’Italia ha fornito ottimi segnali. Emblematica la sfida a Parigi contro la Francia, nella quale l’Italia si è resa protagonista di una prova di altissimo livello su ogni fronte. Era almeno da un paio d’anni che la formazione azzurra non sfoderava una prestazione del genere, e averlo fatto contro una delle compagini più forti del pianeta ci indica che a questa Italia nulla può esser precluso.

Ma il modulo spallettiano sta incidendo sulle questioni tattiche in Serie A? Semmai è proprio il contrario. Sono le varie tendenze degli allenatori del massimo campionato ad aver costretto Spalletti a virare alla difesa a tre. Andiamo nel dettaglio: delle dieci squadre presenti nella metà sinistra della classifica della Serie A 2023-2024, attualmente solo quattro utilizzano la difesa a quattro. E’ chiaro come il CT azzurro debba fare virtù di una necessità di questo tipo: è quasi impossibile pensare di impartire ordini tattici completamente diversi da quelli a cui sono abituati i giocatori per quasi l’intero arco della stagione.

Va detto che alcuni accorgimenti proposti da Spalletti siano poi stati utilizzati anche dagli allenatori su specifici giocatori. Ma si tratta comunque di piccolezze che possono sì modificare il piano di gioco all’interno di un singolo match, ma che non snaturano la struttura originale di gioco. Spalletti sarà quindi sempre chiamato a “seguire la massa”, alla stregua di un ragazzo che per non venir escluso e criticato deve omologarsi a ciò che la maggioranza impone.

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