Quando mancano tre partite alla fine del girone d’andata, in testa alla classifica marcatori troviamo un nome che, fino a poco meno di due anni fa, non avrebbe suscitato alcuna reazione nel pubblico italiano. Mateo Retegui era un oggetto sconosciuto alle nostre latitudini. Il centravanti ai tempi argentino, “bloccato” in patria e non affacciatosi ancora nel calcio europeo, difficilmente poteva esser conosciuto: la scoperta e la conseguente chiamata di Roberto Mancini in Nazionale ci ha permesso di possedere gli elementi almeno per comprenderne l’esistenza.
Adesso invece ci stiamo riferendo al centravanti titolare della Nazionale e della formazione che guida la classifica in Serie A, l’Atalanta. Una crescita esponenziale che negli ultimi mesi ha visto salire clamorosamente di colpi il classe 1999. Nella passata stagione, anche a causa di diversi problemi fisici che ne hanno minato la condizione, Retegui si era fermato a quota sette gol in A con la maglia genoana. Nel campionato in corso, l’ex Tigre ha già segnato dodici reti, a cui dobbiamo aggiungere i due gol messi a referto in Champions League.
Probabilmente nemmeno il più ottimista dei tifosi bergamaschi poteva immaginarsi un rendimento di questo tipo da parte dell’attaccante azzurro che, ricordiamo, è stato chiamato dalla Dea solamente per compensare la perdita di Gianluca Scamacca a causa di un gravissimo infortunio occorso nella preseason. Adesso però il presente vede Retegui trascinare a suon di gol la Dea verso un traguardo mai raggiunto, un sogno concreto che fino a qualche anno fa sembrava utopico da raggiungere, lo Scudetto.
Reti da segnare anche con la maglia azzurra. Fino a questo momento, Retegui ne ha siglate sei in Nazionale in diciotto partite, una ogni tre presenze. Un dato in linea con quanto fatto dai suoi predecessori più recenti, ma considerando le qualità e la forma dell’italo-argentino è lecito attendersi qualcosa di più. Il 2025 dovrà essere l’anno di Mateo Retegui: il suo apporto realizzativo dovrà costituire la linfa per permettere all’Italia di raggiungere l’ormai cruccio rappresentato dalla qualificazione ai Mondiali, mancata dagli azzurri nelle ultime due occasioni.
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