Il mondo del calcio italiano piange la scomparsa di Aldo Agroppi, morto all’età di 80 anni nella sua amata Piombino. Ex calciatore e allenatore di successo, Agroppi ha lasciato un segno indelebile nella storia del Torino e del calcio italiano. Celebre per il suo stile schietto e controcorrente, Agroppi non ha mai ceduto alle convenzioni, distinguendosi come un autentico spirito libero.
La carriera di Agroppi
Nato e cresciuto a Piombino, Agroppi ha iniziato la sua carriera calcistica nella squadra della sua città, esordendo in Serie D nella stagione 1960-1961. Le sue qualità non passarono inosservate e nel 1964 approdò al Torino, anche se inizialmente fu ceduto in prestito a club come il Genoa, dove vinse il prestigioso Torneo di Viareggio, la Ternana e il Potenza.
Il ritorno al Torino nel 1967 segnò una svolta decisiva. Bandiera granata per quasi un decennio, Agroppi divenne un punto di riferimento per la squadra, contribuendo a riportare il club ai vertici del calcio italiano con la conquista di due Coppe Italia (1967-1968 e 1970-1971). Per i tifosi granata, quei successi rappresentarono una rinascita dopo il dramma della tragedia di Superga. Nel 1975, Agroppi si trasferì al Perugia, dove giocò due stagioni in Serie A e indossò spesso la fascia di capitano, confermandosi un leader anche lontano da Torino. Al termine della stagione 1976-1977, concluse la sua carriera da calciatore.
La maglia azzurra
Agroppi vestì per cinque volte la maglia della Nazionale italiana, esordendo il 17 giugno 1972 in un pareggio contro la Romania. Anche in azzurro dimostrò le sue qualità di centrocampista solido e intelligente, pur senza riuscire a consolidare una presenza stabile.
Agroppi, un allenatore di carattere
Appese le scarpette al chiodo, Agroppi intraprese subito la carriera di allenatore. Dopo le prime esperienze con le giovanili del Perugia, si fece notare in Serie B guidando il Pisa alla promozione in Serie A nella stagione 1981-1982. Nel 1984-1985, sulla panchina del Perugia, stabilì il record tuttora imbattuto del minor numero di sconfitte in un campionato cadetto a 20 squadre, mancando la promozione in Serie A per un solo punto.
Nel 1985 passò alla Fiorentina, dove ottenne un quarto posto in Serie A. Tuttavia, il rapporto con gli ultras viola fu tormentato, culminando in un’aggressione fisica fuori dallo stadio, episodio che lasciò un segno profondo. Gli anni successivi videro un progressivo declino: esperienze difficili a Como e Ascoli, seguite da un deludente ritorno alla Fiorentina nel 1992-1993, segnato da una serie di risultati negativi e dalla retrocessione del club dopo 54 anni.
Uno stile inconfondibile
Agroppi non è stato solo un uomo di calcio, ma anche una figura che ha saputo distinguersi per il suo carattere forte e le sue idee. In un’intervista recente a La Repubblica, aveva dichiarato con amarezza: “Il calcio di oggi? Roba da ridere. Il mondo del pallone non mi ha aiutato. Ho sempre fatto la guerra ai servi e ai leccaculo. E non ho rimpianti”. Questa schiettezza, che gli aveva procurato amici sinceri e altrettanti detrattori, lo accompagnò anche nella sua carriera da commentatore televisivo. Agroppi non si piegò mai alle ipocrisie, mantenendo una visione critica e autentica del mondo del calcio.
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