Le motivazioni e i presupposti che avrebbero dovuto fare da cornice alla vigilia di Torino-Juventus erano senza dubbio ben diversi da quelli attuali. Il derby della Mole, alla sua 183esima edizione, attualmente sta vivendo una fase di graduale declino. Quella che fino a qualche mese fa era una sfida appannaggio quasi esclusivo dei bianconeri (16 vittorie e 5 pareggi nelle ultime 21 sfide, ndr) si sta lentamente sgretolando. Il vecchio derby, che metteva di fronte Davide contro Golia non esiste più. Almeno nella stagione corrente. Il motivo? Il momento complicato che stanno vivendo entrambe.
Torino e Juventus, accomunate dalle difficoltà
La Juve non è più quella di una volta. Non è la schiacciasassi di un tempo, capace di vincere nove scudetti consecutivi e fare la voce grossa in giro per l’Europa. Situazione identica in casa Torino (l’ultimo derby vinto è datato 26 aprile 2015 sotto la guida di Gian Piero Ventura) dove si vivono mesi convulsi tra le difficoltà in mezzo al campo e una piazza che chiede a gran voce il dispiego del presidente Urbano Cairo. Lo stesso che nella giornata di giovedì ha tenuto un lungo discorso alla squadra in vista del derby. Parole che non hanno fatto altro che alimentare la radio dei tifosi che sui social si sono uniti al grido “Devi vendere, Cairo devi vendere”.
Torino-Juve, i numeri non mentono
Un mix letale di fattori che rendono questo Torino-Juventus una sfida crocevia per il futuro di entrambe. I granata per continuare a galleggiare nel cuore della classifica; i bianconeri per continuare ad alimentare le speranze Champions. Ma, in controtendenza rispetto alle scorse edizioni, questa volta non c’è una vera favorita per la vittoria. Certo, basta guardare banalmente ai nomi a disposizione di Thiago Motta per rendersi conto della superiorità rispetto alla formazione di Vanoli.
Ma i numeri dicono ben altro. Sin qui, la Juve è la formazione più delusa (e deludente) della Serie A. Prestazioni decisamente sotto la media e quel numero “11” alla voce pareggi sono la prova di una formazione che non riesce ad esprimere tutto il proprio potenziale. Eppure, a fare da contraltare, quello “0” alla voce sconfitte (insieme al PSG è l’unica squadra nei Top5 campionati europei a non aver mai perso, ndr) rincuora, solo in parte, i tifosi bianconeri.
Mal di attacco e fattore assenze
Ma il problema più allarmante che accomuna le due formazioni è senza dubbio l’attacco. Sponda granata, il crociato di Duvan Zapata ha aperto un buco nel reparto avanzato dove l’unica speranza resta Ché Adams con i suoi 5 sigilli in campionato. Criticità condivisa con i biancoverdi dove le sette marcature di Dusan Vlahovic non spengono certo i mugugni dei tifosi. Critiche esasperante anche dal calciomercato con il Dt Cristiano Giuntoli a lavoro da diversi giorni per affondare il colpo Kolo Muani dal PSG.
Ma non solo attacco e mercato, perché Torino-Juventus sarà soprattuto la sfida degli assenti. Lo squalificato Locatelli e gli infortunati Bremer, Cabal, Milik, Vlahovic e Conceiçao tra le fila della Juve; Zapata, Schuurs, Ricci e Gineitis (quest’ultimi in dubbio) nei granata. Assenze che potrebbero essere determinati per una partita che assume i contorni di un derby tra scontenti. Sono ben lontani i tempi di un Toro in formato “Davide” e una Juve in versione “Golia”.
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