I vertici del CONI sono al lavoro per l’Europeo del 2032 che si giocherà in Italia e in Turchia. E avere impianti pronti ad un evento di questa portata sarà necessario. Al momento sono stati selezionati San Siro, l’Allianz Stadium e lo Stadio Olimpico, ma anche il Maradona potrebbe aprire le proprie porte. Per farlo però dovrà garantire alcuni paletti e avrà bisogno di alcuni processi di ristrutturazione.
Napoli, il Maradona all’Europeo? Le parole di Malagò
Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha parlato così dello stadio Maradona in vista delle scadenze per l’Europeo del 2032: “Ne ho parlato con il sindaco di Napoli Manfredi qualche mese fa. Mi sembra che su questo tema sia stato molto chiaro il ministro Abodi. C’è la disponibilità, anzi la volontà e il desiderio ovviamente che il Maradona abbia la possibilità e l’opportunità di essere inserito in quel ristretto numero di stadi che saranno oggetto di una riqualificazione per far parte dell’Europeo del 2032. Però è tutta una materia che è in mano onestamente allo Stato e al Comune che è il proprietario”.
Malagò sprona De Laurentiis
Il leader del Comitato olimpico nazionale sottolinea che “bisogna affrontare l’argomento in modo concreto” rispondendo anche alla domanda sul coinvolgimento del presidente del Napoli De Laurentiis. “Sappiamo benissimo quanto forte sia il suo ruolo nella gestione dello stadio per il Napoli, però qui c’è un investimento infrastrutturale che riguarda la proprietà, ma è chiaro che Aurelio per primo debba essere coinvolto. L’Italia è un Paese in cui c’è da una parte una voglia pazzesca di sistemare le cose, il Collana, lo stadio Maradona, le piscine, potrei continuare su tanti impianti; dall’altra poi cosa accade? Che per fare questo servono ovviamente i soldi, i permessi, un combinato disposto di volontà politiche, ma anche il tempo. Allora quando scattano queste dinamiche spesso chi ci lavora si chiede ma allora noi come facciamo?
Questo lo sto vedendo ad esempio in alcune situazioni che riguardano Milano-Cortina, su alcuni cantieri, ma anche di strade, di infrastrutture, di opere sinergiche che non sono indispensabilmente quelle dove magari c’è la competizione sportiva. All’estero questo tipo di sacrifici sono secondo me accettati, forse perché sono più abituati che le cose si facciano rispettando i tempi. Servirebbe secondo me, da parte di tutti, ovviamente noi per primi del mondo dello sport, una certa disponibilità nel sapere che a fronte di qualche sacrificio poi si ottiene un risultato che per molto tempo ne beneficiano tutti, soprattutto le società sportive”.
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