Atalanta-Napoli è il simbolo del cambiamento. Ora al Gewiss Stadium i tre punti valgono uno scudetto, un “pensiero stupendo” rispetto ai tanti anni passati in cui i tifosi nerazzurri hanno lottato per salvarsi. Ma ormai fa parte del passato, anche se Conte ricorda bene questa partita. Bisogna ritrovare qualche pagina strappata del calendario e risalire alla stagione 2009-2010, quella del triplete dell’Inter. Il condottiero degli azzurri era all’epoca sulla panchina orobica e al triplice fischio di quella sfida successe di tutto, con l’epilogo delle dimissioni.
Conte e quel buio Atalanta-Napoli
Era il 6 gennaio 2010, una giornata di festa. Sì, ma solo per il Napoli di Mazzarri che vinse contro l’Atalanta 2-0 grazie ai gol di un super Quagliarella e di Pazienza. Non scattò la scintilla tra Conte e il tifo orobico. L’allenatore prese il posto di Gregucci a settembre e conquistò 13 punti in 13 partite. E il tecnico lo sottolineò più volte prima del suo addio. Ma allora cosa portò alle dimissioni del mister?
La lite e l’addio: “Lascio per il bene dell’Atalanta”
“Ho deciso di lasciare per il bene dell’Atalanta. Ma lascio una squadra viva, che sotto la mia guida è stata capace di raccogliere 13 punti in 13 partite, in perfetta media salvezza”, disse Conte ai giornalisti che lo attendevano all’uscita. E a chi gli ha domandato se questo epilogo fosse una macchia nella sua carriera, Conte rispose: ” No. Semmai lo è stato l’episodio con i tifosi avuto ieri“.
Il riferimento, che può suonare come una sorta di ‘mea culpa’, è all‘incontro-scontro con gli ultrà fuori dallo stadio al termine della partita persa contro il Napoli. Agli insulti dei tifosi l’allenatore reagì e solo l’intervento della polizia evitò che venisse a contatto con loro. In seguito l’ex Inter e Juve fu anche ascoltato dal pm Carmen Pugliese come persona informata sui fatti, in seguito a un’indagine sui legami tra gli ultras e il club. Una pagina da dimenticare. Sembra passata una vita, ora in ballo c’è molto più di un addio.