“I principi sono quelli di Zingonia: rispetto e dedizione al lavoro”. Crescere e portare avanti certi ideali non è da tutti, ma l’Atalanta si sa, ha sempre rappresentato un’unicità in Italia. Non soltanto nel modo di fare calcio, visionario e rivolto al futuro, ma anche per l’attenzione a quei dettagli che, alla fine, possono fare la differenza. “Vale prima di tutto per i ragazzi – ha detto Luca Percassi, ad della Dea, al Corriere della Sera -. Ma le dinamiche sono sempre più complesse: sono assediati dai procuratori fin da piccoli. Ma vale anche per la prima squadra”. Un appunto per tornare a parlare dell’addio di Koopmeiners nel mercato estivo.
Koopmeiners, addio (quasi) al veleno
Definirlo un addio al veleno, forse è troppo, ma sicuramente dalle parti di Zingonia ci sono rimasti molto male. Dalla società ai tifosi, vedendo anche come lo hanno accolto nell’ultima sfida di campionato tra Atalanta e Juventus. Questione di rispetto, proprio come ha sottolineato Luca Percassi nel corso dell’intervista. Rispetto soprattutto per chi ha avuto la lungimiranza di puntare su di lui quando nessuno lo conosceva e portarlo fino alle luce della ribalta a livello Europeo.
Un addio difficile e brusco con quel certificato mandato alla società per non giocare più con la Dea. “Koop ha sbagliato proprio atteggiamento. Pensare che a inizio stagione avevamo l’ambizione di confermare tutti i top. E lui ha scansato perfino la finale di Supercoppa Uefa con il Real. Non c’era bisogno che arrivasse a tanto” ha sottolineato Luca Percassi assieme al papà, Antonio.
I due poi svelano anche un curioso retroscena successo proprio nell’ultima gara: “Quando abbiamo incontrato la Juve è venuta a dirci che era dispiaciuto. Sì, però gliel’abbiamo detto chiaro: hai sbagliato! È anche un fatto di gratitudine”. Una situazione opposta rispetto a quella vissuta con De Ketelaere.
De Ketelaere, esempio Dea
Un esempio totalmente diverso è quello di Charles De Ketelaere: “Ha avuto un impatto perfetto già dal primo giorno. È arrivato all’alba e fino alle 5 del pomeriggio ha avuto intorno una miriade di agenti e consulenti: ne abbiamo contati 13, una cosa mai vista. Lui stava zitto e ascoltava. Finché gli abbiamo detto: ‘Charles ti fidi di noi?’. Lui ha risposto: ‘Sì’. ‘Allora firma se no non arriviamo mai in fondo’. E lui ha firmato. Ecco, noi abbiamo bisogno di ragazzi così” ha concluso Percassi.
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